Magari mentre leggete questo post… ascoltatevi in sottofondo questa meraviglia.
Malgrado la spinta mediatica chiederebbe un post nudo e crudo sulla morte “prematura” di Lucio Dalla, prenderò semplicemente spunto da questo per “dire a voce alta” i pochi pensieri che hanno affollato la mia mente per qualche minuto…
1) Anto ha commentato e condiviso una canzone in cui De Gregori cantava con lui Titanic e sottolineava il rammarico per non essere andati a vederli quando sono passati da Cagliari e dintorni, scrivendo testualmente come commento alla canzone “perchè poi si pensa sempre che ci sarà il tempo.. la possibilità un giorno..”
2) Una mia carissima amica ha condiviso una nota in cui ricordava un aneddoto di una sua canzone, legata alla nostra amicizia risalente ai nostri 7/8 anni forse…
E tanti altri amici hanno condiviso e commentato.
Giustamente, un pò per il senso di condivisione, un pò per l’irrefrenabile e insaziabile voglia di cronaca nera.
Io invece, necrofobo dichiarato, ho pensato solamente a come questo tempo mi stia sfuggendo di mano.
Ultimamente pezzi della mia vita, della mia infanzia, sono andati via via sparendo lasciandomi vedere in trasparenza l’orologio con il suo suono ovattato ma metodico e costante. Un pò come Uncino ossessionato dal coccodrillo che gli mangiò tempo addietro la mano e l’orologio.
I capelli grigi che hanno fatto capolino dalla mia testa, nonostante possano essere sexy, come afferma Anto, mi mettono una terribile quanto claustrofobica paura.
Sono un necrofobo ovvero: “colui che ha una fottutissima paura della morte” e non c’è religione, spiritualità, meditazione o certezza che mi possano togliere questa angoscia.
Mike Buongiorno, Jacko, Dalla e poi nel tempo passato Mercury e poi Andrea Parodi. Presenze mediatiche forti che scandiscono i nostri giorni e che poi, come comete che attraversano il cielo, sfiammano rilasciando stelle di stelle nel firmamento per poi sparire e per lasciare a noi, comuni mortali, l’idea e il pensiero che questa vita è un lampo accecante, abbagliante, veloce, leggero.
Tutto quello che lasci è perduto, una carezza mancata, un saluto negato. Un abbraccio e un sorriso.
Che schifo, che porcheria. Giorni buttati a sfiancarci, a migliorare… a migliorare cosa?
Guardo le mie mummie, gli ornamenti, il vasellame e mi lego.
Mi lego e amalgamo la mia vita e i miei ricordi come a volermi spingere più lontano, come a voler pensare “se ho conoscenza di questi oggetti posso immaginare di aver vissuto tanto”
Immaginare un arco di tempo che va dal 3000 a.c. ad oggi ti fa credere di aver vissuto almeno 5000 anni. Cinquemila lunghi ed interminabili anni.
Interminabili potrebbero sembrare forse agli inizi ma poi, dopo 4999 anni ti dici “cazzo, ho già finito la sabbia nella clessidra? E che cappero ho fatto in tutti questi anni!”
Vorrei poter vivete pienamente ogni momento della mia vita. Vivere e donate la mia vita, il mio tempo a tutti quelli che me lo chiedono per poi non arrivare in quel fatidico giorno e pensare “ma che cazzo ho fatto tutti questi anni!”