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Delle virtù del "non voto"

Da Antonio
"[...] Chi non si reca alle urne, o annulla la scheda o vota scheda bianca si illude di «avergliele cantate» a quelli lì (sarebbero i politicanti della Casta, messi tutti nello stesso fascio), ma il risultato del suo «non voto», l’effetto pratico, è quello di aver votato in proporzione a come hanno votato gli altri italiani. Il suo «non voto» è il voto per eccellenza conforme alla media degli italiani votanti, un voto fotocopia, il massimo del conformismo, checché ciascuno racconti alla propria anima.
Il «non voto» avrebbe un effetto punitivo sui partiti solo se un numero di seggi proporzionali ai non voti o voti non validi fosse assegnato per sorteggio (proposta che ho avanzato ma che ovviamente nessun politico e nessun politologo d’ordinanza ha provato a discutere).
Votare è inevitabile, perciò. Si vota anche col «non voto», delegandolo a quelli che votano (compresi quelli che votano il lepenista Berlusconi, Bilderberg Monti e altri Calderoli). [...]" di Paolo Flores d'Arcais, Un salto nel voto, MicroMega 2/2012.

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