Si è tenuto presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati il Deloitte Strategy Council 2015 “Istruzione e Conoscenza = Occupazione e Progresso per l’Italia?”, in cui è stata presentata la visione di Deloitte sul rapporto fra Istruzione e Conoscenza con il progresso occupazionale e sociale del nostro Paese.
Tale indagine e visione si basa anche su una ricerca demoscopica condotta da Deloitte-Nexplora che confronta l’Italia con i principali Paesi occidentali sul tema della Istruzione e Conoscenza.
Alla tavola rotonda, avviata dalla discussione sui dati contenuti nel report di Deloitte, hanno partecipato personalità come Tito Boeri, Presidente INPS, Philippe Donnet, AD di Generali Italia, Eugenio Gaudio, Rettore dell’Università La Sapienza, Andrea Pontremoli, AD di Dallara, e Stefano Scabbio, Presidente e AD di Manpower Italia.
vai all’intero post:
Sorgente: StrategyCouncil 2015 | Deloitte Italy | Strategy
Contatti
Michela Migliora
Ufficio Stampa Deloitte
Tel: +39 02 83326141
Email: [email protected]
Dario EspositoBarabino & Partners
Tel: +39 02 72023535
Mob: +39 380 7360733
Email: [email protected]
Rossana GaravagliaBarabino & Partners
Tel: +39 02 72023535
Mob: +39 333 63 09 139
Email: [email protected]
Deloitte Strategy Council 2015
Istruzione e Conoscenza come chiave unica per una società adeguata alle sfide e alla incertezza dei tempi
Il sistema dell’istruzione in Italia è caratterizzato da luci e ombre:
Punte di eccellenza locali nelle classifiche internazionali, con risultati non lontani dai Paesi a più alto sviluppo economico (es. Veneto e Friuli sopra a Finlandia e Canada nel test PISA – matematica)
- Il meridione è al di sotto della media nazionale nei testi di valutazione delle performance (Campania e Sicilia al pari di Turchia e Romania al test “PISA” dell’OECD)
- Le iscrizioni alle Università italiane aumentano, in particolare per le ragazze la cui partecipazione è passata dal 2,1% degli anni ‘50 a oltre il 45% di oggi, contro il 33,1% dei ragazzi (ISTAT)
- Il sistema dell’istruzione è accessibile ai più (es. 24% studenti universitari con genitori senza diploma contro il 4% di UK) e a un costo medio inferiore ad altri Paesi europei (es. costo università pubblica pari a ca. 1.400$ vs. ca. 5.000$ di UK, Fonte: OECD)
- Per ogni 7 cervelli che vanno all’estero, ne viene “importato” uno in Italia[1]
- Circa il 30% degli adulti possiede un livello di competenze/conoscenze non adeguato[2]
Dall’indagine demoscopia condotta da Deloitte emerge che:
- A livello europeo, 1 studente su 3 non si assumerebbe se fosse un imprenditore, non crede che i propri studi possano tornare utili in futuro e non conferma una correlazione positiva scuola-felicità; 1 su 4 non sa cosa fare da grande e il 50% (contro il 32% del campione italiano) non sa indicare i percorsi universitari con maggiori opportunità occupazionali
- Il 40% dei genitori Italiani (contro il 62% a livello europeo) non sa indicare quale indirizzo universitario garantisca le maggiori opportunità occupazionali; solo 1 genitore su 5 conosce quali sono i lavori più richiesti ad oggi (in linea con il panel estero, 23%) e per oltre 1 genitore su 3 a livello europeo l’insegnante non è più un’Istituzione
- Forte dialettica a livello europeo tra genitori e insegnanti, ma poco costruttiva
- L’istruzione pesa sul bilancio di circa 9 famiglie Italiane su 10 e le borse di studio: un’occasione persa
- La lontananza delle imprese vale più in Italia che negli altri Paesi, ma gli unici ad averlo notato con forza sono proprio gli studenti
Roma, novembre 2015
Istruzione e sviluppo della conoscenza: una necessità sociale
Dalla relazione di Deloitte, presentata da Andrea Poggi, è emerso come la situazione economica e sociale mondiale è complessa: elevata disoccupazione, soprattutto con riferimento ai giovani; crescente disuguaglianza nella diffusione del “benessere”; contesto geo-politico incerto con imponenti effetti migratori.
In questo scenario, si evidenziano 2 grandi cambiamenti in atto dagli effetti contrastanti. Da un lato, lo sviluppo esponenziale dell’innovazione, che lascia intravedere prospettive di sviluppo sociale ancora non pienamente comprensibili, dall’altro assistiamo a cambiamenti radicali del mondo del lavoro, anche per effetto dell’innovazione stessa con un effetto complessivo sull’occupazione ancora da capire.
Il contesto delineato da Deloitte richiede – sottolinea Andrea Poggi, Partner Deloitte, Responsabile dello Strategy Consulting e Innovation – “un Sistema Paese capace di gestire il presente e di cogliere le opportunità del futuro, garantendo: Apertura e equità economica; Proattività verso al cambiamento; Solidità sociale. Solo l’Istruzione e lo sviluppo della Conoscenza possono consentire di avere un Paese pronto socialmente ed economicamente alle sfide”.
Infatti, un percorso di studi non completo riduce infatti le possibilità di trovare un lavoro, la mancanza di un lavoro riduce le disponibilità economiche di ampie fasce della società, le ridotte possibilità economiche rischiano di far diventare l’istruzione un’opportunità per pochi fortunati. Se si confronta il tasso di disoccupazione con il livello di istruzione, si nota come oltre il 12% degli italiani non in possesso di diploma di scuola superiore sia disoccupato, mentre tra i laureati questo tasso si dimezza (OECD)
Ancora, “Puntare sull’istruzione e sullo sviluppo della conoscenza è una necessità soprattutto per trasmettere ai propri figli l’importanza del Sapere – sostiene Poggi. ”Infatti, chi non è istruito reputa meno importante la conoscenza e non la trasmette ai propri figli, che diventano generazioni passive (gli studi OECD evidenziano che il tasso di abbandono scolastico è inversamente proporzionale al livello di scolarizzazione dei genitori)”.
“Puntare sull’istruzione e sullo sviluppo della conoscenza è inoltre indispensabile per permettere a tutti di essere parte integrante e attiva della società, di comprenderne e rispettarne le sue regole di base e i valori morali che la caratterizzano”. Diversi studi evidenziano una correlazione inversa tra anni di istruzione e incidenza dei crimini contro la proprietà e come l’istruzione sia collegata a migliori condizioni di salute e consapevolezza del contesto sociale e politico.
Se è chiara l’importanza dell’Istruzione e dello sviluppo della conoscenza è altrettanto difficile definire le opportune azioni da mettere in campo. “Non esiste una ricetta chiara sulle azioni da intraprendere sul tema della Istruzione e della Conoscenza, ma si richiede una azione forte e sinergica di cambiamento e potenziamento, selezionando quanto si fa altrove, ascoltando il percepito della società italiana e rispondendo alle difficoltà più evidenti del nostro mondo della Conoscenza”, ha ribadito Andrea Poggi.
L’Italia ha un sistema scolastico con punti di forza da cui partire e con aree da migliorare.
Il sistema formativo italiano presenta dei punti di criticità rispetto ai valori europei:
- una dispersione scolastica elevata (15% vs. 11%)
- un tasso di inattività più alto (26% vs. 16%)
- un tasso di analfabetismo funzionale più alto (28% vs. 15%)
In particolare il Sud d’Italia risulta indietro.
Parallelamente il sistema scolastico italiano presenta dei punti di forza su cui puntare:
- L’istruzione ha un costo comunque accessibile (es. costo università pubblica pari a ca. 1.400$ vs. ca. 5.000$ di UK)
- Il tasso di dispersione scolastica è in continua diminuzione (-7 punti % negli ultimi 10 anni)
- Il sistema italiano presenta dei punti di eccellenza, localizzati nel nord d’Italia, con performance paragonabili a quelle dei Paesi top performer, come testimoniato dai test PISA.
Il “percepito demoscopico” sul tema Istruzione degli Italiani non è dissimile dal resto d’Europa: una minoranza rilevante si dimostra confusa e sfiduciata sul ruolo della Istruzione e Conoscenza
L’analisi demoscopica condotta da Deloitte con Nexplora per indagare il percepito sul sistema dell’istruzione di Genitori, Studenti, Docenti a Aziende Italiani e Europei “rileva come le principali evidenze siano spesso assimilabili a buona parte dei paesi analizzati e mostrano uno stato d’animo comune a livello europeo, sfatando il falso mito che ci vede unici nei nostri “difetti o mancanze – ha sottolineato Andrea Poggi – allo stesso tempo, se in buona parte si evidenzia una maggioranza assoluta di Famiglie, Giovani ed Insegnanti con “punti di vista positivi”, esiste una minoranza, comunque spesso qualificata, che attribuisce poco valore utile e prospettico alla Istruzione imponendo attente e puntuali riflessioni sul futuro.”
In particolare:
- La scuola è importante per il 98% dei giovani, soprattutto per acquisire conoscenze utili per la vita, ma gli studenti non vedono nella scuola il luogo ideale per coltivare i propri sogni (1 su 3 non conferma una correlazione positiva scuola-felicità), e 1 su 3 non crede che i propri studi possano tornare utili in futuro
- 1 studente su 3 non si assumerebbe se fosse un imprenditore e 1 su 4 non sa cosa fare da grande; solo 1 genitore su 5 conosce quali sono i lavori più richiesti ad oggi e 1 studente su 3 non sa indicare quale indirizzo universitario garantisca le maggiori opportunità occupazionali. Valutazioni in linea con il percepito europeo
- La qualità dell’istruzione è globalmente percepita come buona ma peggiorata nel tempo; le colpe? infrastrutture al primo posto, insegnanti e genitori che si attribuiscono vicendevolmente responsabilità, e gli studenti sono gli unici a segnalare la mancanza delle imprese a scuola
- Per 1 genitore su 3 a livello europeo l’insegnante non è più un’Istituzione, e questo è un peccato; d’altro canto, i genitori non sembrano mettersi in discussione, infatti non sono uno dei primi punti su cui agire per risolvere il problema Istruzione. I docenti Italiani sono soddisfatti del proprio lavoro, hanno un buon rapporto con gli studenti, sono i più capaci nell’utilizzo delle tecnologie, e convinti di poter giocare un ruolo attivo nello sviluppo dei giovani
- L’istruzione pesa sul bilancio di quasi 9 famiglie Italiane su 10 e le borse di studio si rivelano un’occasione persa (solo il 16% dichiara di conoscerne l’esistenza e i meccanismi di funzionamento)
- La scuola e il mondo del lavoro sono ancora troppo lontani: i primi contatti arrivano solo al momento di tirocini formativi o stage. Nei giovani, le aziende ricercano le qualità individuali, prima di competenze tecniche, esperienze lavorative e conoscenza delle lingue straniere.
In conclusione: il nuovo “Manifesto della Istruzione e della Conoscenza” come azione dell’intero Sistema Italia per consentire al Paese di essere pronto socialmente ed economicamente alle sfide dei nostri tempi
“In sintesi, solo l’Istruzione e lo sviluppo della conoscenza ci consentono non tanto di trovare lavoro, ma soprattutto di avere una società capace di gestire il presente e il futuro e per avere un sistema dell’Istruzione adeguato non basta una riforma del solo mondo scolastico, ma serve un intervento di sistema”, afferma Andrea Poggi. “È necessaria un’operazione che miri contemporaneamente al Potenziamento del Sistema scolastico, all’Evoluzione dell’attuale Sistema socio-culturale e a un diverso ruolo del Sistema finanziario ed Economico. Bisogna realizzare cioè un Manifesto Nazionale dell’Istruzione e della Conoscenza in cui ogni attore del sistema Paese e non solo il mondo della Scuola e dell’Istruzione (quindi Stato, istituzioni finanziarie, imprese, media, insegnanti, genitori e studenti) svolga un ruolo proattivo e sinergico di “cambio di passo”.
“Il pieno sviluppo di questo nuovo Manifesto dell’Istruzione e la Conoscenza richiede, allo stesso tempo, che si agisca e si riformino anche i fattori di contesto che limitano la competitività del nostro Paese e che da tempo richiedono interventi urgenti: Efficienza e semplificazione della Pubblica Amministrazione, Finanziamenti mirati nei settori più innovativi, Potenziamento delle infrastrutture, Sviluppo della legalità e certezza dei tempi della giustizia. Se si realizzasse solo il nuovo Manifesto della Istruzione e della Conoscenza senza le riforme di contesto necessarie e suddette, rischieremmo per assurdo di avere una generazione preparata e socialmente consapevole ma che in Italia non riuscirebbe ad esprimersi e quindi costretta, anche in futuro, ad abbandonare il nostro Paese. Un paradosso da evitare con ogni forza”, conclude Andrea Poggi.
“La sfida è ambiziosa” – ha concluso Enrico Ciai, AD di Deloitte Italia – “solo attraverso un’azione responsabile, che coinvolga tutti gli attori del sistema Paese e che veda come protagonisti il corpo docente e le famiglie italiane, possono essere definite e messe in atto azioni concrete per affrontare in maniera consapevole il nostro presente ed essere pronti a cogliere le opportunità di domani. La nostra iniziativa annuale dello Strategy Council è al servizio di questo sforzo di sistema dell’Italia. Approfondendo in maniera scientifica e sociale il tema, quest’anno dell’Istruzione e della Conoscenza, stimolando la riflessione, coinvolgendo le varie parti interessate (dallo Stato, alle Imprese, ai cittadini, alle Istituzioni) e monitorando nel tempo l’avanzamento del confronto e delle azioni intraprese, lo Strategy Council di Deloitte dà il suo piccolo contributo allo sforzo dell’Italia ed è al servizio delle forze migliori del Paese”.
Metodologia di indagine
La relazione di Deloitte ha diverse sezioni di analisi e indagini. Una di queste sezioni si basa su una ricerca demoscopica condotta da Deloitte insieme a Nexplora che ha coinvolto Studenti (dai 16 anni in su), Insegnanti delle scuole medie inferiori e superiori e Genitori, di 6 Paesi (Italia, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Finlandia) attraverso 1500 interviste in Italia e 600 interviste per ogni Paese estero. Il sondaggio è stato rivolto inoltre a 104 responsabili HR delle maggiori aziende italiane e a una Community online di genitori, studenti e docenti italiani.
Deloitte è una tra le più grandi realtà nei servizi professionali alle imprese in Italia, dove è presente dal 1923. Vanta radici antiche, coniugando tradizione di qualità con metodologie e tecnologie innovative. I servizi di audit, tax, consulting e financial advisory sono offerti da diverse società e studi specializzati in singole aree professionali e tra loro separati e indipendenti, ma tutti facenti parte del network Deloitte. Questo oggi conta 3.600 professionisti, i quali assistono i clienti nel raggiungimento di livelli d’eccellenza grazie alla fiducia nell’alta qualità del servizio, all’offerta multidisciplinare e alla presenza capillare sul territorio nazionale.
Grazie ad un network di società presenti in 150 Paesi, Deloitte porta i propri clienti al successo grazie al suo know how di alta qualità e a una profonda conoscenza dei singoli mercati in cui è presente. Obiettivo dei circa 200.000 professionisti di Deloitte è quello di mirare all’eccellenza dei servizi professionali forniti.
Il nome Deloitte si riferisce a una o più delle seguenti entità: Deloitte Touche Tohmatsu Limited, una società inglese a responsabilità limitata, e le member firm aderenti al suo network, ciascuna delle quali è un’entità giuridicamente separata e indipendente dalle altre. Si invita a leggere l’informativa completa relativa alla descrizione della struttura legale di Deloitte Touche Tohmatsu Limited e delle sue member firm all’indirizzo http://www.deloitte.com/about.
Deloitte Touche Tohmatsu Limited
[1] “People first – Il capitale sociale e umano: la forza del Paese”, Centro Studi Confindustria
[2]“PIACC – OECD Skills Outlook 2013”, OECD
Questo slideshow richiede JavaScript.