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Delta Machine: la Macchina dei Depeche Mode è Pronta per Rombare

Creato il 10 settembre 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Sabrina Portale 10 settembre 2013 Delta Machine: la Macchina dei Depeche Mode è Pronta per Rombare

Da trent’anni sulla cresta dell’onda, in quel mare in tempesta che è il mondo delle sette note, i Depeche Mode hanno lasciato, sin dal lontano 1981, la loro impronta indelebile nella storia della musica, con una carriera straordinaria, costellata di luci ma anche oscurata da ombre. La band inglese, emblema del synth pop, è tornata alla ribalta con un disco, il tredicesimo, intitolato Delta Machine (uscito lo scorso 26 marzo), disco con cui ha dato una scossa non indifferente al mondo della musica. Il titolo si rifà al delta del Mississippi, il fiume legato alla terra del blues, sound prettamente presente nell’opera, e alla “machine”, lo strumento che produce i suoni elettronici, cifra caratteristica del gruppo. L’album si presenta nei negozi in una doppia veste: una versione standard e una deluxe, contenente un doppio CD con l’aggiunta di quattro brani e un libro con foto in bianco e nero dell’artista Anton Corbijn, che collabora da anni col trio. Queste le parole di Martin Gore su Delta Machine che segue l’apprezzato Sounds of the Universe del 2009: «Scrivere quest’album è stata una bella sfida, perché volevo che i brani avessero un sound molto moderno. Voglio che la gente si senta bene quando lo ascolta, che provi un senso di pace. Questo disco ha qualcosa di magico». Aggiunge il frontman Dave Gahan: «Con Delta Machine abbiamo cambiato l’approccio alla scrittura. Non amiamo il suono troppo “normale”, ci piace “sporcare” un po’ i brani, dandogli la nostra impronta, il nostro Depeche Mode Sound. Siamo arrivati ad un punto in cui tutte le cose sembravano troppo definibili; abbiamo di proposito incasinato il tutto [...]». A nostro parere l’album regge sicuramente il confronto con Violator (1990) e Songs of Faith and Devotion (1993), dischi che hanno reso i Depeche, padroni incontrastati del genere.

Delta Machine: la Macchina dei Depeche Mode è Pronta per Rombare

Delta Machine è un prodotto chiaramente di natura elettronica, dai suoni scuri, espressionisticamente distorti, che può essere considerato come un’ulteriore tessera del mosaico dei loro successi discografici e non sembra esagerato affermare che potrebbe costituire l’emblema del loro modo di fare musica, il loro abito più calzante, dove emergono le loro evoluzioni. È un disco riuscitissimo e originale, in cui una traccia non è uguale all’altra, anche se i brani necessitano di più ascolti per essere capiti ed apprezzati. Si mira alla riscoperta dell’autenticità del gruppo, quella più dark, propria degli anni ’90. I trent’anni e più di attività non hanno logorato ma rafforzato la band made in UK, che si reinventa e rinnova ogni volta come un gatto dalle molteplici vite. Ed è proprio l’immagine felina, quella del gatto nero, che voglio accostare a questo gruppo: un essere intrepido, ammaliante, seducente come sono le sonorità e la voce di Dave Gahan. I Depeche, sono nella musica dei nostri giorni dei veri e propri maghi, degli stregoni che ci hanno fatto godere anche il piacere del silenzio, come recita il titolo di una delle loro hit. Vi è un perfetto equilibrio tra le melodie più dolci, malinconiche e per certi versi anche raffinate, e le tracce dai suoni più ruggenti e graffianti che contribuiscono a dar forza al lavoro discografico. Tutti i tredici episodi dell’opera ruotano attorno all’intimismo e all’autobiografismo. Innegabile risulta tuttavia quel fil rouge che li lega indissolubilmente al passato. Alcuni brani sembrano riecheggiare le “vecchie glorie”, anche se lo sguardo è proiettato al futuro, con la continua elaborazione di nuovi suoni. Blues e synth dominano incontrastati.

Delta Machine: la Macchina dei Depeche Mode è Pronta per Rombare

Il disco si apre e chiude con due tracce intitolate non a caso Welcome to My World e Goodbye: la prima ci accoglie con un ritmo turbinoso e selvatico, tanto per farci capire le intenzioni della formazione inglese. È una canzone tipicamente psichedelica e dark. La seconda conclude il disco, proponendo la mirabile fusione fra blues ed elettronica. Si tratta di un pezzo con cui la band ci saluta lasciando aperta la strada per altre strabilianti sorprese. Heaven, primo singolo tratto dall’album, ha diviso gli ascoltatori. C’è chi l’ha apprezzata per i suoni e la voce, e chi l’ha criticata per l’effetto spiazzante. La traccia rappresenta l’anima del disco ed è quella che maggiormente apprezzo. È una ballata synth alternative, un brano rock lento ma ammaliante, che riesce ad insidiarsi sin da subito nella mente tanto da portare all’ascolto reiterato. Successivamente il pezzo che merita menzione è Soothe My Soul, secondo estratto, che sicuramente è tra i migliori dell’opera. In esso emerge la verve istrionica di Dave, vera e propria rockstar. Tutto qui è quasi innaturalmente calibrato, non vi è nulla di esagerato, ma i sentimenti espressi sono contenuti perfettamente dalla veste musicale. Ma è sicuramente Slow a dominare, con una bellissima melodia che crea stranianti effetti sonori e vocali e in cui le doti canore di Dave risaltano al massimo, trasmettendo sensualità e coinvolgimento. Seguono: Secret to the End, canzone dalle sonorità nuove e ricercate; Should Be Higher, forse la più legata ai fasti del passato, ed ascrivibile come tipicamente “da Depeche Mode”; Angel, dove emergono prepotentemente quei suoni sporchi, quelle voci arrabbiate che vogliono il cambiamento e la salvezza. Quest’ultimo brano risulta molto vicino a quella I Feel You che apriva Songs of Faith and Devotion e mi ha colpito per il forte contrasto tra il titolo ed i suoni distorti. Apprezzabile anche The Child Inside un pezzo cantato in falsetto da Gore che trasmette immagini oniriche in cui protagoniste assolute sono le voci. Infine, la valida Broken, che si colloca quasi sulla scia di Heaven, rivelandosi il momento più scuro di tutto il lavoro; in essa si colgono le novità del percorso intrapreso dalla band. Concludo asserendo che il trio con Delta Machine ha dato una bella boccata d’aria alla musica, costituendo l’evento sonoro del 2013. I Depeche si confermano ancora come gli incontrastati signori del synth pop. La sfida lanciata è stata vinta.

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