All'inizio sei sotto shock. Per qualche minuto apri e chiudi la bocca, come per dire qualcosa, ma non ne esce nulla. Non te ne rendi davvero conto. Poi ti investe un'ondata amara in pieno volto, e allora inizi a piangere. Forte. Urli e insulti il vuoto. Poi ti calmi, fumi una sigaretta, cerchi di distrarti, vai a vedere un film. Parli con la mamma, con gli amici al telefono. Il giorno dopo, vai al lavoro come se nulla fosse, tranne quella sensazione che ti ha investito un tram mentre dormivi.
E nei giorni successivi, ti senti quasi normale, ma ogni tanto, quando abbassi la guardia, un fiume gelido ti scorre proprio in mezzo al petto, all'improvviso, senza controllo.
Arriva il weekend e ti ubriachi con gli amici e ti senti un po' meglio.
Poi arriva il momento che razionalizzi. Cerchi spiegazioni, ci ragioni, in effetti è meglio così, forse non sarei stata felice cosà. Un po' ti calmi. Ma ecco che mentre leggi qualcosa che non c'entra niente, di nuovo quel fiume gelido.
Parli con altri amici, con ex colleghi, sì ti capisco, non è giusto, sono dei bastardi, e di qua e di là.
Un po' ti calmi.
E sarà così per un po' di tempo. Finché anche questa delusione sarà assimilata, introiettata, e diventerà solo un ricordo. Come quando da giovincella ti prendevi una cotta per quello sbagliato.
Non è una delusione d'amore, nel senso classico. Ma è come se lo fosse. Perché in fondo siamo fatti di sentimenti, e sempre di amore si tratta. O magari anche stavolta è la cotta per un tipo sbagliato.