Sono lì, dietro l’angolo, che ci aspettano.
Silenziose, vigili, inattese ed imprevedibili. E quindi letali. Taglienti. Pesanti.
Ed ogni tanto si manifestano. Toccano tutti. Nessuno escluso.
Stavolta è il turno dello scrittore, sognatore incallito che crede in concetti come futuro, favole, idee, novità, aspirazioni, il potere delle intenzioni e via discorrendo. E’ lo stesso che deve confidare nella buona stella e nel parere positivo di un editore. O più di uno.
E’ chiaro che quando si riceve la comunicazione che la bozza ”Y” inviata per l’esame è stata presa in considerazione dal comitato editoriale “X”, uno inizia ad incrociare le dita perchè forse, interessa davvero. Intanto, in attesa dei passi successivi, passano i mesi, ma non fa nulla: ci si è armati di pazienza prima di partire per quest’avventura psicologica nel mondo “del tutto è possibile, sognare compreso”.
E poi si arriva al dunque. Al termine di un mese che da sempre demarca la fine dell’estate, ecco che una telefonata spezza l’incantesimo. La risposta della casa editrice è “no”. Proprio quell’editore in cui più si sperava tra quelli a cui si era inviato il manoscritto.
No. La risposta è no.
E non conta come ci viene condito il no. Le parole che lo precedono ed il loro tono, già anticipano ed infine, quelle che lo seguono, non hanno nessun senso ma solo il sapore dell’amarezza.
Sono piccole grandi delusioni. E vanno celebrate, proprio per quello che sono. Così.MaLo