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Demetrio Battalia nel mondo di Arkhesya

Creato il 11 giugno 2012 da Martinaframmartino

Demetrio Battalia nel mondo di Arkhesya

Il mio nome è Rashnaan figlio di Thenuraan della famiglia Mausheen. Sono membro degli Azhemadi, il popolo delle paludi. Tre famiglie formano il nostro clan, i Renuheen.

Questo è il resoconto della più grande impresa portata a termine dal nostro clan, siamo riusciti dove ogni altra etnia ha fallito.

Una buona impresa è già riuscire a pronunciare i nomi scelti da Demetrio Battaglia per il suo Gli Azhemadi e La Palude Maledetta. Sembra proprio che Battaglia abbia personalizzato una delle regole auree esposte da Diana Wynne Jones nella Tough Guide to Fantasyland: nessun nome fantasy è completo se non è interrotto da un apostrofo da qualche parte. Qui gli apostrofi non ci sono, in compenso abbondano le H e le lettere doppie. Capisco il voler dare ai nomi un suono esotico, ma farmi inceppare la lingua a ogni nome che incontro anche se sto leggendo nella mente, o farmi annodare le dita sulla tastiera non mi sembra il modo migliore per attirare la mia simpatia.

Detto questo, è possibile ricevere gratuitamente la versione integrale del racconto di quei tizi lì nella Palude Maledetta facendone richiesta sul sito dell’autore: http://www.arkhesya.com/lapaludemaledetta.html.

Perché ne parlo se non ho letto il racconto ma solo il riassunto e se i nomi sono più duri da mandar giù del pane della settimana scorsa? Perché io curo la sezione delle recensioni di FantasyMagazine, il che significa che leggo tutte le recensioni che pubblichiamo – anche se magari non ho letto il libro che il redattore o il collaboratore ha recensito – e programmo la recensione per la pubblicazione o chiedo la revisione di alcuni punti. Una delle recensioni che abbiamo pubblicato quest’anno è quella di Brast di Demetrio Battaglia: http://www.fantasymagazine.it/libri/16044/brast/. Non che mi abbia spinta a cercare il libro, ma mi ha quanto meno incuriosita, anche perché l’autrice della recensione è Marina Lenti, una che prima di fare i complimenti a un libro ci pensa su parecchio. Perciò se lei reputa un testo interessante c’è comunque da meditarci sopra, anche se i nostri gusti non coincidono cero alla perfezione. Lei, per esempio, ha il grossissimo difetto di non apprezzare Martin né Jordan, ma nonostante questo restiamo amiche. Quanto meno devo darle atto di essere stata una delle due persone che mi ha spinto verso da De Mari. E tanto per cambiare io sto divagando.

Bene, prima di leggere questa recensione non sapevo neppure che esistesse Nadia Camandona Editore. Non che mi senta in colpa per questo, in Italia esistono diverse migliaia di case editrici, perciò sono di più quelle che non conosco che quelle che conosco. Però quando al Salone del libro di Torino sono passata davanti al loro stand mi sono fermata perché il nome mi era familiare proprio grazie a questa recensione. Non sono sicura di chi fosse la persona con cui ho parlato, forse la stessa Nadia Camandona, io comunque mi sono presentata e ho spiegato perché conoscevo almeno di nome la casa editrice. La persona che ho incontrato, disponibilissima, mi ha raccontato che loro generalmente pubblicano altro, ma che Brast – letto a un’altra fiera del libro – li aveva colpiti a tal punto da decidere di aprirsi a un genere per loro inedito. Non solo, la recensione, positiva ma non certo osannante, li aveva spinti a riflettere e a correggere un po’ il tiro nel tentativo di migliorarsi. Quante persone sono convinte di sapere tutto loro e che siano gli altri a non riuscire a capirli? Qui invece c’era umiltà, voglia di crescere e anche entusiasmo per i loro progetti.

Non leggerò ugualmente questi libri, non ne ho il tempo, ma ho voluto raccontare l’episodio per dare almeno un minimo di visibilità a chi di solito non ne ha. Questo il sito dell’editore: https://nadiacamandonaeditore.to/component/option,com_frontpage/Itemid,1/.



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