![Demitizzando la Grecia (quasi un paradosso) Demitizzando la Grecia (quasi un paradosso)](http://m2.paperblog.com/i/290/2908077/demitizzando-la-grecia-quasi-un-paradosso-L-PhpsK5.png)
L'errore, innanzitutto, è considerare "il popolo" greco. Il popolo in quanto tale non esiste o per lo meno non esiste come essere senziente. Esistono semmai gli individui che lo compongono, con la multiformità che li contraddistingue, ognuno col suo modo di pensare, i suoi umori, le sue attitudini, le sue esperienze, le sue condizioni, le sue convinzioni politiche, le sue capacità intellettuali eccetera. Dunque, in un certo senso, se proprio dobbiamo dargli una connotazione, il popolo è un individuo statistico. E gli individui si sono espressi statisticamente. Il risultato, lo abbiamo visto tutti, è stato un 61%-39%, a favore del NO, con un'affluenza del 62,50%. Ciò significa che hanno votato NO il 38,1% dei greci e SI il 24,4%. Gli altri, ovvero il 37,5% dei greci aventi diritto, non hanno votato.
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Dopodiché prendiamo in considerazione quel 38,1% dei greci che ha votato NO. Perché credete che l'abbia fatto? Con quale cognizione di causa? A fronte di qualche tipo di informazione o di consapevolezza economica o finanziaria? E se sì, quale? Premettendo che dal punto di vista tecnico è molto difficile avere un quadro della situazione chiaro e comprensibile e dunque valutabile, che probabilmente neanche la Merkel e Tsipras ce l'hanno, e chissà forse nemmeno Varoufakis e Tsakalatos e Draghi eccetera (però di certo meglio di Nikolaos Konstantopoulos, pescatore di Mykonos), è ragionevole ritenere che la stragrande maggioranza di quel 38,1% avrà votato secondo due criteri di massima, peraltro entrambi incuranti delle conseguenze: (1) κοιλία, la pancia: ovvero ma vaffanculo Europa; ma vaffanculo poteri forti; ma vaffanculo BCE; ma vaffanculo Angela, Mario e Jean-Claude; ma vaffanculo tutti, ma proprio tutti vaffanculo!; (2) στόμαχος, lo stomaco: stiamo così mal messi da cinque anni, che peggio di così...; con l'austerity ci avevano promesso miglioramenti, invece la situazione è peggiorata, quindi inutile continuare per la stessa strada; ormai non manca molto a toccare il fondo, già lo vediamo, pertanto solo un colpo di coda può restituirci almeno la speranza; non abbiamo davvero più niente da perdere ormai, dunque tanto vale votare NO.
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Eppure, a prescindere dalla categoria di appartenenza, (1) o (2), non c'è alcuna virtù speciale, perché non c'è la presupposizione di alcun sacrificio e di certo non "del popolo greco" (se sofferenza dev'esserci, i greci – o per lo meno una quota parte di essi – la sperimentano ormai da anni), e non a fronte del risultato di un referendum le cui conseguenze sono di difficile previsione in entrambi i casi. L'eroismo, la dignità e il resto di questa retorica di opposizione, sono solo il frutto di un racconto, una mitologia affascinante e suggestiva, quella di Davide che sfida Golia, del povero che si ribella al ricco, della ghigliottina che cala sul morbido e profumato collo dell'odiata regina. Non sono i greci a essere eroi, Achille lo è.