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Democrazia a a

Creato il 19 ottobre 2010 da Patuasia

Riceviamo dal signor Giancarlo Borluzzi e volentieri pubblichiamo.

La democrazia è certo una questione di numeri, ma solo all’interno di regole non eludibili: i numeri in un contesto pasticciato o insensato non contano perché non si può porre un’etichetta di vino pregiato su una bottiglia piena di aranciata. Ogni partito ha i suoi valori di riferimento che valgono per il centro come per quella periferia dello stivale ove vanno interpretati alla luce delle problematiche locali. Purtroppo succede che l’utilizzo di un simbolo nazionale venga concesso a una periferia dai temi poco o per nulla noti a Roma e, proprio per il disinteresse centrale verso ciò che è piccolo e lontano, manchi una verifica sulle caratteristiche e i comportamenti di chi lo utilizza. L’organo periferico ove si concretizzano le decisioni di un partito è il suo direttivo e qui possono evidenziarsi storture concatenate tra loro: referenti locali che se ne infischiano dei valori del loro partito e confezionano un direttivo in cui l’ok alle loro decisioni è  artificiosamente assicurato immettendovi anche amici estranei alla politica, ma che la manina al momento del  voto la sanno alzare. Questa non è democrazia, perché non è bypassabile l’interpretazione genuina dei propri valori di riferimento, che non possono essere definiti “pattume” per facilitare accordi con chi è portatore di messaggi opposti: sarebbe un’aranciata rispetto all’etichettato vino nazionale che si dovrebbe interpretare; inoltre, non ci si può costruire un direttivo cicisbeo che promuova la propria aranciata.

I numeri, cioè i voti, possono dunque costituire un insignificante dettaglio all’interno di un trucco camuffato da democrazia. Proprio questo è quanto succede nel direttivo del PdL  valdostano, ove persone certamente preparate costituiscono una minoranza che non può fornire legittimazione democratica a una linea che non opera per porre una bandierina azzurra sulla Valle d’Aosta, come i tre coordinatori nazionali del PdL affermerebbero secondo i referenti valdostani, ma per consolidare l’insopportabile cappa rossonera che sovrasta la Valle.


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