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Democrazia e gogna

Creato il 17 novembre 2012 da Gms @postideologico

imageL’aria che tira profuma di oscurantismo, travestito da rivoluzione imminente.
Il trapasso della democrazia, a favore del sempre più incalzante desiderio di gogna, lo si avverte quotidianamente: nella terrifica visione di alcuni media tradizionali o leggendo tra le righe di certa rassegna(ta) stampa.
Quel clima da “guerra civile simulata”, che ha caratterizzato gli ultimi vent’anni e che speravamo oggi superato, continua a pervadere il non più democratico confronto, tradottosi in perenne scontro dai toni sempre più accesi e veementi, in un corpo-a-corpo a distanza, alimentato dal retroterra di accanite falangi, che soffiano sul fuoco e spingono in direzione della delegittimazione totale e dell’onta ignominiosa da gettare sulle Istituzioni e sulla tenuta democratica dell’Italia.
In questo senso non vi è alcuna differenza tra gli avvelenati e, a tratti, virulenti editti editoriali di Marco Genuflesso Travaglio, ormai in stabile pianta organica alla nuova Inquisizione a f(r)asi alterne, ed un Sallusti o un Feltri, già arruolati in altre militanze in veste sedicente giornalistica.
È l’appartenenza, diretta o indiretta, a quel comune desiderio di distruzione globale, nella speranza che poi qualcosa di nuovo (ri)nasca dalle ceneri del sacro fuoco purificatore.
Non a caso ci sono stati scambi di amorevoli sensi e reciproche solidarietà: Travaglio che solidarizza con Sallusti, in nome d’una libertà di stampa assai prossima e affine alla diffamazione (a prescindere e per difesa di Casta, considerato il suo “Non so cosa ci fosse scritto…”); Feltri che si è detto pronto e disposto a votare Grillo sulla base di solidi presupposti: “Provo un certo godimento, degli orgasmi, a vedere Grillo sfasciare tutto. Il nostro sistema politico è talmente marcio che spero che dal grande caos rinasca tutto. Oggi voterei per lui“. O, ancora, in un’oscillante ironia assai poco risibile, su Di Pietro: “Sarei contentissimo se andasse al Quirinale, non è che finora abbiamo avuto dei campioni al Colle. Io stimo moltissimo Di Pietro, personalmente non mi ha mai querelato, ha sempre portato in tribunale Il Giornale. Spesso ci vediamo a cena e abbiamo un ottimo rapporto“. D’altronde, a tavola “almeno non dice le barzellette e usiamo entrambi un linguaggio contadino. Sono più a mio agio e non vuole fare la primadonna come Silvio“. Altrettanto note sono state le convergenti bordate all’unisono sulla Presidenza della Repubblica da parte di questa destra, separata in casa, dall’acquisto di quello spazio politico, in illo tempore, da parte del miglior acquirente.
È il nuovo, mitico sol dell’avvenire, che sorgerà dall’invocata e attesa apoteosi finale.
Azzerare tutto l’esistente, senza distinzione alcuna, per promuovere e favorire il cambiamento (?)
Lo stretto confine, così sottile da risultare impercettibile, la comunanza nella visione devastatoria, in realtà, inducono a nutrire più spavento che speranza.
Non perchè si abbia qualcosa da perdere, piuttosto perchè in tutto questo non s’intravvede niente di buono all’orizzonte.
Il vomito collettivo, che si manifesta come perfetta unità d’intenti difformi, ma perfettamente coincidenti, spinge a domandarsi: a chi giova tutto questo?
Persino l’abominevole natura multiforme, di movimenti apocalittici e neo rivoluzionari che, nel loro corpo, accolgono tutto e tutti, purchè all’insegna della contestazione collettiva e d’un progressismo regressivo e reazionario, suscitano analoghe preoccupazioni.
Quest’incontro tra destra e furiosi “anti-castisti”, questo crogiuolo di razze politiche senza più riferimenti precisi, fanno leva, in maniera del tutto strumentale, sull’utile piede di porco per scardinare l’esistente ed aprire la strada ad un caos generatore di ulteriore caos. Oppure funzionale ad impedire l’alternanza di governo, il superamento dell’odierno sotto tutela tecnocratica e la soluzione della perdurante crisi economica, sociale e politica.
La convergenza dei sentimenti anti europeisti, dell’antiparlamentarismo che vuol rendersi parlamentarismo di altri cloni, democraticamente eletti, ma sotto egemonia di pochi, la delegittimazione intesa come ignominia da gettare sulle istituzioni, il superamento di qualsiasi requisito minimo di residua democrazia, dove potranno portarci e chi o cosa potranno favorire?


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