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Demoni, esorcismi e fantasmi nella cultura babilonese, assira e semitica
Creato il 26 novembre 2014 da DariosumerIn pratica tutte le culture hanno creduto negli spiriti del bene e del male a qualche punto della propria storia. Questo credo trova radici profonde anche nella religione babilonese e assira, anticipando il Giudaismo.
Esistevano principalmente due tipi di spiriti maligni:
spiriti di esseri umani defunti. Si riteneva che gli spiriti dei morti perseguitassero i vivi. Questi spiriti potevano essere amichevoli o ostili, secondo la natura della loro morte e sepoltura, e se essi tornavano a perseguitare amici o nemici. In alcuni casi, uno spirito di un amico o di una persona cara poteva rivelarsi ostile dopo la morte. In altri casi, essi erano alcune volte amichevoli e altre no, senza alcuna giustificazione per le loro azioni;
spiriti non umani. Oltre agli spiriti dei defunti che potevano ritornare come forze maligne, molte culture credettero in spiriti che non erano mai stati umani in alcuna fase della loro esistenza. Ancora, essi potevano essere amichevoli o ostili, e in diverse culture, essi presero la forma di animali come rettili, serpenti, antilopi, gazzelle, antropoidi, coccodrilli, lucertole, falchi e sciacalli. Apepe, il serpente-diavolo dell'Egitto, e le bestie Ebraiche come il Leviatano e il Behemoth sono solo alcuni esempi.
I demoni a Babilonia e in Assiria
La "Regina della Notte" rappresenta un'antica dività babilonese, forse Ishtar o la terribile Lilitu.
I babilonesi e gli assiri diedero molti nomi agli spiriti, tra i quali sono da ricordare utukku (spirito), Alu (demone) Lilu (fantasma, le versioni femminili comprendono Lilitu e Ardat Lili) e Gallu (diavolo). Essi credevano che ci fossero molti spiriti maligni e che fossero diffusi ovunque.
Secondo La religione della Babilonia e dell'Assiria di Morris Jastrow, questi demoni vagavano in luoghi nascosti o remoti, come le tombe, le cime delle montagne e nell'ombra delle rovine. Essi uscivano di notte, entravano nelle case attraverso buchi o crepe e torturavano le loro vittime. Essi erano responsabili per qualsiasi cosa malvagia che accadesse, dai venti distruttivi e le febbri pestilenziali fino ai mal di testa, alle piccole liti, all'odio e alla gelosia.
Classi di demoni
Nelle leggende sumere, vi erano tre distinti tipi di demoni:
spiriti umani senza corpo che non potevano riposare;
entità metà umane e metà demoniache;
demoni che erano della stessa natura degli dei.
Esistevano anche alcune sottoclassi di demoni:
Utakku. Era uno spirito di un umano morto (fantasma). Inizialmente, Utakku era il termine usato per riferirsi allo spirito di Eabani, nell'Epica di Gilgamesh, che era stato resuscitato dal dio Nergal su richiesta dello stesso Gilgamesh. Successivamente, il termine arrivò a indicare una classe di demoni che infestavano i luoghi deserti e potevano causare seri danni all'uomo;
Alu. E' la traduzione del Sumero "Gallu", che significa "tempesta". Gli Alu erano per metà umani e per metà animali che circolavano per le strade nascondendosi negli angoli bui o deserti. Alu era anche il nome del toro celestiale che Anu aveva creato per vendicare sua figlia Ishtar che Gilgamesh e Eabani avevano ucciso;
Ekimmu. Erano spiriti di defunti che vagavano senza meta sulla Terra, incapaci di trovare riposo. Potevano lasciare gli inferi per tormentare i viventi se un corpo non era stato adeguatamente sepolto o i parenti non avevano effettuato le adeguate offerte commemorative;
Gallu. Si diceva prendesse la forma di un toro e circolasse per le strade durante la notte;
Rabisu. Si raccontava che fosse così spaventevole da essere associato agli incubi;
Ilu Limnu (il Dio del Male). Sono conosciuti pochi particolari relativi a questo demone. Egli potrebbe essere legato a Taiwaith, il mare primordiale che diede vita alla creazione;
Labartu. Era la figlia di Anu. Aveva la testa di un leone, i denti di un asino e si diceva bevesse il sangue e si nutrisse della carne e delle ossa delle proprie vittime;
Lilu. Ci sono tre figure particolarmente legate nella mitologia Babilonese. Lilu era un demone maschile, mentre Lilitu e Ardat Lilu erano femminili. Lilitu potrebbe essere stata trasposta nella Lilith biblica in Isaia 34:14;
Impalamento dei nemici da parte degli Assiri, dettaglio tratto da un rilievo conservato al British Museum. La brutalità con cui questa popolazione conduceva le guerre ben rispecchiava le divinità e i demoni che popolavano il loro Pantheon.
La possessione demoniaca e i relativi esorcismi per gli antichi semiti
La maggior parte delle persone tentava di prevenire la possessione demoniaca, se ne era in grado (con scongiuri, talismani, amuleti e altre pratiche) , ma una volta che una persona cadeva sotto l'influenza dei demoni, l'esorcismo era il solo rimedio. Nei tempi antichi, l'esorcista locale era sia un sacerdote sia un medico. Egli era l'intermediario tra le vittime e il divino, e aveva un completo arsenale di armi per combattere gli spiriti maligni. Ecco alcuni dei componenti dell'esorcismo babilonese.
Oggetti e pozioni magiche
L'esorcista preparava pozioni magiche composte da animali, piante o minerali che si pensava avessero differenti poteri. Alcuni dei materiali usati erano il ferro meteoritico, il tamerice, la canna, la farina e il pelo di animali. Si riteneva che corvi e falchi possedessero poteri soprannaturali, mentre i gufi erano associati ai demoni e agli spiriti maligni. L'acqua simboleggiava la presenza del dio dell'acqua, Ea, così spesso era aspersa sulla vittima nel corso degli incantesimi per rappresentare la liberazione della vittima dall'influenza del demone. Anche la saliva era ritenuta molto potente contro i demoni e una gran quantità di antichi testi si riferiscono allo stregone-sacerdote col termine "kasappu" che in arabo significa "avvelenare", ma che in Sumero equivaleva a saliva o secrezione e poteva corrispondere al veleno dei serpenti.
Incantesimi
Certe parole, sillabe e formule costituivano larga parte del processo di liberazione dal demone. Gli stregoni-sacerdoti avevano gran cura nel pronunciare correttamente le parole e nel recitare specifiche formule. Ci sono almeno sei serie distinte di rituali d'incantesimo, tra i quali:
Maklu (incendio). Così chiamato perché si riferiva all'incendio simbolico di immagini di streghe e demoni;
Shurpu (combustione). Simile a Maklu;
Labartu. Prese il nome dal demone femminile che danneggiava le madri, specialmente puerpere, e i loro bambini;
Utukku limnuti ("demone maligno");
Ti'u ("malattia mentale");
Ashakku Marsu. La malattia di Ashakku.
La realizzazione di questi incantesimi era molto simile. Lo stregone-sacerdote pronunciava il nome del demone o della strega che si pensava stesse tormentando la vittima. Una strega in questo contesto era la persona attraverso la quale il demone sceglieva di manifestarsi. In seguito, ordinava al demone di smettere di attaccare la vittima e di andarsene. Infine, invocava il potere degli dei o di altre entità divine.
I Babilonesi credevano fortemente che i riti e gli incantesimi fossero potenti, in quanto erano infusi con qualche tipo di potere soprannaturale. Le parole e le azioni dello stregone-sacerdote da sole non sarebbero state sufficienti per il successo dell'esorcismo. Egli doveva invocare il nome di una particolare divinità o oggetto che si riteneva avesse il controllo sullo spirito maligno e, in definitiva, divenisse uno strumento degli dei per incanalare il loro potere. Per esempio, molti incantesimi finivano con la frase "Per il Cielo, che tu sia esorcizzato! Per la Terra, che tu sia esorcizzato!". Altri invocavano il nome di divinità come il dio dell'acqua, Ea, o gli dei del fuoco Gibil e Nusku.
Per i Babilonesi, i nomi erano più di un semplice modo per distinguere un dio da un altro. Essi erano una componente della personalità del dio e una sorgente del potere divino. Recitando correttamente gli incantesimi, essi credevano di poter intercettare quel potere e obbligare il dio ad agire per loro conto.
Magia bianca e nera
Ningizzida, il dio serpente sumero, propone una figura mitica comune a molte altre culture, ma utilizzato come oppositore dei malefici e delle possessioni demoniache.
La credenza nelle streghe era rilevante nell'antica Babilonia. Le streghe potevano utilizzare il potere dei demoni per rendere miserabile la vita delle persone, in diversi modi. Questi comprendevano la possibilità di puntare sugli uomini "l'occhio del Male", usando formule magiche e pozioni, recitando incantesimi ed effettuando azioni simboliche.
Per esempio, se una strega voleva strangolare una vittima o sigillare la sua bocca, doveva legare una fune in stretti nodi mentre recitava specifici incantesimi. Se voleva uccidere un individuo, doveva realizzare un'immagine della persona e bruciarla o distruggerla altrimenti.
Gli stregoni-sacerdoti provavano spesso a combattere tali azioni simboliche stringendo un'alleanza con esseri soprannaturali più potenti e disfacendo simbolicamente l'operato posto in essere dalle streghe. Riprendendo l'esempio precedente, gli stregoni-sacerdoti potevano effettuare un rito per sciogliere i nodi della fune. Pelare una cipolla simboleggiava l'eliminazione del potere maligno da una strega.
Fonti e letture consigliate
Edward Langston, Essentials of Demonology: A Study of Jewish and Christian Doctrine, Ams Pr Inc;
Morris Jastrow, La religione della Babilonia e dell'Assiria
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