Magazine Società

Denkstil

Creato il 24 settembre 2011 da Olineg

DenkstilLa notizia ha fatto il giro del mondo, e giustamente; un esperimento condotto dal Cern di Ginevra col contributo di un contingente italiano di base al Gran Sasso (nonostante i tagli alla ricerca), attraverso un esperimento ha dimostrato come i neutrini viaggino a una velocità superiore a quella dei fotoni, ovvero della luce. Alla maggior parte delle persone la cosa non farà né caldo né freddo, meno a chi ha fatto studi scientifici o chi semplicemente ne è appassionato. Infatti la velocità della luce era unanimemente assunta come la velocità massima possibile. Abbiamo spesso la sensazione di vivere in un periodo in cui tutto è stato scoperto, è un’illusione, che probabilmente è appartenuta a tutte le epoche. Un filosofo e scienziato, Ludwik Fleck, descriveva la scienza come un insieme di cerchi concentrici; più ci si avvicina al centro comune più ci si appropinqua a dove nasce la conoscenza, ma più ci si avvicina a quel centro più ci si accorge di come tutto il costrutto ha un carattere ipotetico, ne è una dimostrazione la letteratura tipica dei vari livelli; i monolitici manuali, dove nulla è messo in discussione, appartengono agli strati più esterni, le spesso bizzarre riviste, invece, a quelli più interni. Ma meglio ancora ha sintetizzato qualcun altro descrivendo il progresso scientifico come il passaggio da un dubbio a un altro. Roberto Petronzio, presidente dell’istituto nazionale di fisica nucleare, commentando la scoperta che mette in discussione la teoria della relatività ristretta di Einstein, ha dichiarato che se oggi lo scienziato fosse vivo, sarebbe impazzito di gioia. Un comportamento inspiegabile per chi non è uno scienziato, per una società che si fonda sull’affermazione personale sugli altri, e non dell’intera umanità sulla realtà e sul non conosciuto. Come il Babau che si alimenta con la paura dei bambini, che vive solo se si crede in lui, la scienza vive solo se si dubita di lei. Chi non ha mai dubbi sulle proprie certezze probabilmente è più lontano da quel brandello di verità più di quanto pensi. Onde evitare evidenti paradossi, aggiungo un “forse” d’obbligo.

Nell’immagine la locandina del film “L’orizzonte degli eventi” di Daniele Vicari, parzialmente ambientato nel grande laboratorio sotterraneo del Gran Sasso.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :