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Creato il 14 giugno 2012 da Andreapomella

DentiFrequentavo lo studio di un dentista. Era bravo per carità, questa è la prima cosa che bisogna dire dei dentisti quando se ne parla, il mondo si divide fra dentisti bravi e dentisti non bravi. Lui era bravo. Aveva però un difetto. Il difetto era il rapporto che aveva con sua moglie, o meglio, la sua ex moglie. Il fatto è che questa donna magra e con l’aria eternamente svampita era la sua assistente. Così capitava spesso che mentre io giacevo sulla poltrona con una ferramenta nella bocca e la sensazione di avere fra le gengive gli omini di Escher in affannoso movimento lui, il dentista, perdesse la pazienza con la ex moglie assistente. Con “perdere la pazienza” intendo una cosa ben precisa, intendo che bastava che lei gli porgesse una sonda paradentale sbagliata o non fosse abbastanza solerte con la lampada polimerizzatrice che lui andava in escandescenze, cominciava a inveire contro di lei, accusandola di essere – quando le andava bene – un’imbecille. Problemi loro, si dirà. E no, il problema diventava anche mio, perché se gli eccessi di ira del dentista coincidevano con una trapanazione in corso la cosa assumeva i contorni di un film dell’orrore. Una volta lui, il dentista, tentò di aggiustare la lampada della poltrona subito dopo avermi fatto un’anestesia. Mentre armeggiava con un giravite, sudando e imprecando, all’improvviso mi fulminò con lo sguardo: “Se sta comodi in poltrona, eh?”. Non potevo rispondere, avendo metà bocca anestetizzata. “Alzate va, viemme a da’ ‘na mano”.


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