Giardino botanico di Uji
Ultimamente rifletto molto sulle cose che mi sto perdendo al di là dell'oceano.
A un livello più superficiale, come un piccolo fastidio, ci sono i film di animazione proiettati un giorno soltanto, poi i concerti, le occasioni perdute di (ri)vedere dal vivo i National o i Depeche Mode, per dirne un paio.
La vera perdita, però, sono gli eventi importanti nelle vite delle persone a cui voglio bene. C'è chi trasloca, chi espatria, chi compra casa e soprattutto ci sono nuove faccine che ho tanta voglia di vedere per la prima volta.
Una lucciola a Uji
Acquedotto accanto al Nanzen-ji
La cosa di cui si parla meno, e che è difficile da dire ad alta voce, è che la gente ti dimentica. Non tutti, non del tutto, non volontariamente, però succede. È naturale e non se ne può fare una colpa a nessuno, anche io qui ho una quotidianità da cui sono assorbita e a cui dedico la maggior parte delle mie energie.La vita va avanti dappertutto, e al ritorno un po' per volta la familiarità perduta si ristabilirà, mentre l'intimità con gli amici conosciuti qui svanirà poco a poco. Non si può avere tutto contemporaneamente, e se l'affetto di certo rimarrà, il legame che abbiamo costruito qui resterà tra i muri dell'Arc Academy, sulle rive del Kamogawa o nelle sale di un karaoke.
La verità è che il Giappone, o almeno il Giappone che sto vivendo io, è una bolla. Voi da fuori mi vedete, e io vedo voi, ma comunicare, trasmettersi davvero qualcosa, è difficile. Chi è dentro alla bolla vive in un mondo temporaneo fatto di esperienze uniche, rapporti accelerati e l'ansia di fare e vedere il più possibile, perché non ci sarà un'altra occasione. Chi è fuori vive a un ritmo del tutto diverso, percepisce il passare del tempo in modo diverso, non cambia nella stessa maniera. Quando la bolla esploderà in un plop! già programmato, io che ho viaggiato alla velocità della luce, vedrò tutto il resto del mondo tanto più vecchio di come me lo ricordavo?