Dentro la Ariston: guida agli stracci sanremesi 2014

Creato il 21 febbraio 2014 da Signorponza @signorponza

Anche quest’anno ho avuto il piacere di poter rispondere “count me in!” quando Fabry mi ha chiesto di tenere d’occhio il comparto vestiario dell’amato Festivàl, per conto del Signor Ponza.

Mentre a Milano impazzava la Settimana della Moda e a Londra si assegnavano i Brit Awards, in provincia di Imperia e più precisamente a Sanremo, il glamour veniva preso a sassate come nell’indimenticabile canzone di Antoine. Credevo che questa volta sarebbe andata meglio. Speravo che nessuno dei protagonisti di quest’edizione, facesse a pugni con il guardaroba. “E invece…”, come direbbe qualcuno che conoscete molto bene.

I 14 BIG che si sono alternati durante le prime due serate, hanno compiuto diversi crimini contro lo stile. Se solo esistesse una Polizia della Moda (no, Robert Verdi di Fashion Police non conta!), avrebbe avuto bisogno di tutte le pattuglie della Riviera di Ponente, per portarseli via!

Quindi faccio come lo scorso anno e parlo in primis di chi mi è piaciuto.

Luciana Littizzetto, padrona di casa, ha giocato sul sicuro. Questo, in teoria dovrebbe valerle dei punti in meno. Generalmente sono affascinato da chi osa, da chi prova a portare un po’ di novità. Ma è anche vero che Sanremo non è la sfilata di fine anno del Central Saint Martin College e che l’importante è risultare al meglio. La Litty ha quindi puntato principalmente su mini abitì dal piglio 60′s. Tutti scuri, dal blu al nero, spesso impreziositi da pietre luccicanti. Nella serata di Martedì ha raggiunto il punto più alto con l’abito rosso scuro con disegno scozzese. Ma anche il punto più basso con l’abitino a rete con tripudio di ruches che faceva tanto festone funereo. Quello proprio poteva lasciarlo nel camerino. Comunque per i fanatici dell’etichetta, sappiate che era tutta in Gucci.

Arisa m’ha dato grandi soddisfazioni. È vero. Niente di shockante. Niente di particolarmente originale. Ma ho pensato che fosse proprio un bel fighino così, in Jil Sander. La gonna spaziale e il top trasparente hanno fatto un buon lavoro proprio perché appropriati alla sua figura. I capelli da scugnizzo ed il trucco sobrio l’han resa fresca e di classe.

Noemi a me è piaciuta parecchio. Lo so. Vi vedo eh! Abbassate subito quel sopracciglio e tenete la vostra indignazione in serbo per qualcos’altro. Ha osato moltissimo pur sapendo che sarebbe piaciuta poco. Sfoggiare quella specie di origami futuristico di Gattinoni con disinvoltura, collana contundente compresa, non è impresa da poco. Ma trovo che si accompagnasse perfettamente alla pettinatura gabber e a quel sorriso contagioso che ha.

È d’obbligo porre alla vostra attenzione, Signori della Corte, l’outfit di Cristiana Capotondi. Un Valentino lieve, trasparente pur restando casto, nei toni dell’oro. Un ritorno ad un certo tipo di eleganza che dovrebbe esser più presente in occasioni di questo tipo.

Gli unici uomini che non m’hanno fatto rollare gli occhi sono stati Francesco Renga e Renzo Rubino. Il primo sfoggiava un completo di Cavalli corredato da bracciali pesanti e una camicia sbottonata ai limiti della fascia protetta. In effetti, a guardarlo bene, pareva scappato di corsa da un matrimonio gipsy, ma Renga in versione parcheggiatore abusivo, faceva la sua porchissima figura. Rubino ha vinto con quelle calze verdi che occhieggiavano da un completo un filino sottotono. Ma la semplicità, in questo caso, ha vinto. Aggiungerei anche il mio gruppo preferito: i Perturbazione. Avrei fatto volentieri a meno di quei dettagli luccicanti, ma nel complesso, non hanno affatto sfigurato.

Prima di passare al lato oscuro dell’armadio, manca Lei. Pensavate sul serio che non avrei incluso la Raffaella nazionale tra i migliori? Non potevo certo accettare di passare la vita a svegliarmi con delle teste di Barbie nel letto! Ma intimidazioni a parte, la Signora Pelloni, ha vinto. Lei è lo Show. Lei da un sonoro calcio in culo a tutte ‘ste baby squillo che affollano le classifiche. Lei ha tutto: total black, trasparenze, inserti in pvc, collana killer e gilè borchiato che Donut-hella guarda e impara. E per tutti quelli nati in quella landa anagrafica desolatissima che va dall’87 in poi: “Cha-Cha-Ciao!”. Altro che Germanotta.

Ok. Ci siamo. Mi infilo i guanti e la mascherina che qui tocca tuffarsi in un mare di guano.

Laetitia Casta: ce la fai? Sarà tutto Givenchy Couture e bla bla bla, ma non ci siamo per niente! L’abito lungo aveva sopra di tutto e di più. Cos’è? Non è passato Tim Gunn a dirvi che “forse anche basta”? La catenazza, le frange, i guanti… Zia Assunta è un inno al buon gusto, se messo accanto a te. Poi quel costume/body/corsetto/strizzatutto con frange e stivali da Strada Provinciale. Cos’era? È successo sul serio? Sai quanto mi costerà di terapia questa doppietta?

Giusy Ferreri: yawn. Abito nero, lungo, un po’ trasparente e con delle applicazioni sui fianchi. E poi quel taglio da ragazza della baby gang, che già a Rihanna stava demmerda, fai un po’ tu.

Ho quasi pensato che Cristiano de André e Antonella Ruggero cantassero insieme. Altrimenti non mi spiego la scelta comune di ‘ste giacche dall’orlo stondato. Il primo addirittura con una specie di doppia allacciatura. Camicia portata fuori dai pantaloni e riga in mezzo à la Maldini. Lei invece alla giacca quasi a coda di rondine, ci applica su delle decorazioni luccicanti. Tutto un po’ troppo oversize. Tutto vagamente orientaleggiante. Condito da dei rimandi a Robert Smith che, francamente, mi hanno un po’ inquietato. Insomma: Il Duo Novembre.

Gualazzi: no! Il completo non era neanche malaccio se bypassiamo la dose di noia che pensavi di sopperire con i Bloody Beetroots. Ma lascia che ti dica una roba: il primo bottone della giacca NON SI ALLACCIA! Specie se ti va un po’ stretta.

Giuliano Palma, ormai, è il cosplayer di se stesso. Anzi, Carnevale è alle porte. Pensateci seriamente: un completo scuro, una cravatta, degli occhiali da sole, una cuffia da piscina color carne et voilà!

Anche Sarcina era al matrimonio gipsy con Renga. Solo che lui ha pensato bene di mimetizzarsi con la boscaglia indossando quella camicia e quella giacca. Nessuno vieta l’abbinamento di due texture differenti, almeno io non lo ritengo infattibile. Ma in questo caso è tutto così sbagliato che non saprei da che parte cominciare.

Ron Weasley, fa’ una magia e trasforma il parrucchino in capelli veri. E quel completo smunto poi, perché? Perché? Afferra la Nimbus 2000 e vola via dall’Ariston. E no, non ti solleverò tutte le volte che cadrai.

La sapete quella di Baglioni che va in merceria e cade in uno scatolone di passamanerie?

La Cagnotto e la Delappé son certo che avessero fatto a botte come le ragazzine di Bollate, prima di salire sul palco. Altrimenti non riesco proprio a spiegarmi come sia stato possibile uscire pettinate così. Qui c’erano due fisici statuari da poter vestire in mille maniere. Invece hanno optato per un look da vedova sicula che francamente, ne abbiamo piene le sporte.

Tutto il resto: è noia. Da Fazio in Costume National, a Frankie Hi NRG / Sinigallia con l’odiata coppiata completo + t-shirt.

Basta. Io ci rinuncio. Non nutrirò mai più alcuna speranza in merito a questa manifestazione. Uno deve capire che quel Festival, semplicemente, non c’è più.

Ringrazio Fabry ed il Signor Ponza per avermi voluto a bordo del pullman delle #SorelleKermesse. Anche quest’anno è stato bello poter dire la mia e non solo allo schermo della tv con la faccia mezza sporca di Nutella. Magari per l’anno prossimo, mi organizzo. Potrei fare incursione nei camerini per dar fuoco ai vestiti più brutti, così da dover mettere insieme degli outfit migliori!

A presto, Etan.

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Il post Dentro la Ariston: guida agli stracci sanremesi 2014, scritto da Fabry, appartiene al blog Così è (se vi pare).


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