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dentro una fotografia in bianco e nero

Creato il 20 gennaio 2012 da Frufru @frufru_90
Foto in bianco e nero, sgualcite da un tempo che è passato troppo in fretta ingiallendo anche i ricordi immortalati da chissà chi.Foto sgualcite con facce e sorrisi che non ho fatto in tempo a conoscere. Ginocchia su cui non ho fatto in tempo a sedermi. Braccia che non ho fatto in tempo a stringere. Mani che non ho fatto in tempo ad afferrare. Nonni che sono finiti in cielo prima che io nascessi, troppo presto nel caso del babbo della mia mamma.
 È in poche foto, mio nonno. È vestito a festa al matrimonio della sua unica figlia femmina, è ancora giovane, ma il suo viso è già segnato da rughe che lo fanno apparire più vecchio. Gli occhi sono infossati nel suo volto smagrito, sono occhi buoni, anche se hanno visto le cose più brutte. Ha un cappello in testa e una giacca che non gli sta a pennello. Le sue mani sono callose, sono mani che anche quando erano piccine non hanno stretto penne e calamai, ma zappe e sassi. Sono mani che hanno impugnato fucili, mani che hanno fatto la guerra, giù in Africa.
Vorrei averti conosciuto a colori, nonno. Avrei voluto rubare piselli e pomodori dal tuo orto, avrei voluto ascoltarti raccontare di quando eri stato fatto prigioniero dagli inglesi, di quando la nave ha rischiato di affondare, di quando poi ti hanno liberato e di com'era bello quel posto lontano, da uomo libero che non doveva sparare più a nessuno. Nonno, avrei voluto chiamarti nonno, avrei voluto ascoltarti mentre raccontavi di quanto fossi arrabbiato con De Gasperi quando ti ha costretto a tornare in Italia, fosse stato per te saresti rimasto in Africa. Invece poi sei dovuto tornare, hai conosciuto e sposato la nonna, hai avuto tre figli, che ti sei goduto troppo poco, e poi anche dei nipoti, ma ne hai conosciuta solo una, per poco. Se ci sono è grazie a De Gasperi insomma.
Nonno, avrei voluto avere questa parola nel mio vocabolario, invece mai, non l'ho mai usata. Spesso ritorni nei discorsi degli altri, ritorni insieme alla tua povertà, insieme al tuo orto in cui passavi il tempo, insieme alla tua ignoranza forzata che però non ti impediva di capire quanto fosse importante lo studio. Dicono che tu ai tuoi figli ripetevi sempre di studiare tanto e lo ripetevi sempre anche a mia sorella, promettendole in cambio un regalo grande che poi non hai fatto in tempo ad incartarle. Eppure nonno, saresti orgoglioso di tutti noi. Nessuno dei tuoi quattro nipoti è andato a scuola per scaldare il banco, abbiamo camere piene di libri che tu non avresti saputo leggere, ma che noi ti avremmo raccontato volentieri, ci scommetto.



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