Serena potrebbe fermarsi, non giocare a tennis per un po’. Stagione interrotta per lavori in corso, ristrutturazione degli interni, recupero crediti emotivi. Colpa di Roberta Vinci e di quella semifinale perduta allo Us Open. Il suo travolgente 2015 si è chiuso anticipatamente (Enrico Sisti per “Repubblica”)
Serena Williams: la foto embematica della resa
Invece di conquistare il Grande Slam è andata a schiantarsi contro il rovescio in back e le palle corte della piccola italiana “unseeded”. Quante volte glielo avranno fatto ripetere, increduli? «Io non sento la pressione, soprattutto a Flushing Meadows». Balle. Quando mancavano pochi centimetri al traguardo la pressione se l’è mangiata viva: «Serena era a due incontri da qualcosa di straordinario », racconta il suo coach Mouratoglou, «quindi è stata molto dura per lei digerire la sconfitta con Roberta.
Ogni disfatta la colpisce, ma quella in particolar modo (Vinci, ndr) è stata un colpo tremendo, credo abbia bisogno di tempo per recuperare». Secondo Mouratoglou la “ botta” sarebbe arrivata all’atleta e alla donna: forse più alla donna che all’atleta. Da venti giorni Serena è in piena crisi esistenziale. Se proprio deve mettere il naso fuori di casa, infila degli enormi occhiali scuri e calza degli stranissimi cappelli non suoi. Va in giro mascherata, con abiti trasandati. Non si porta dietro il cane Chip altrimenti la riconoscerebbero. Non fa vita sociale, non risponde al telefono, nemmeno a Drake.
Maledetti “slice” tarantini. Roberta la chiamava a rete e lei correva, ma era lenta, goffa: «Ci sono delle cose che Serena non ha confessato a nessuno: forse ha provato un forte senso di umiliazione». Però tornerà: «Quando, e non ho dubbi in proposito, le torneranno le giuste motivazioni, sarà il momento giusto per ricominciare». Probabilmente nel 2016. Non si allena da tre settimane, salterà sicuramente le Wta Finals, che inizieranno a Singapore il 25 ottobre fra le prime otto della “race”.
La “gargantuan upset” provocata da Roberta, è stata, sembra, più umana che sportiva. Mentre sull’Ashe Roberta faceva sorridere e commuovere il pubblico col suo imbarazzo («vi chiedo scusa, ma cercate di capirmi ») e il suo inglese trafelato, Serena se ne stava seduta per terra in uno dei tunnel dell’impianto, non riusciva più ad alzarsi. La testa le stava scoppiando, le caviglie non le avevamo mai fatto così male. Sua sorella Venus le prese il borsone delle racchette e lo portò nello spogliatoio. Passando, sua madre Oracene non abbassò nemmeno lo sguardo, si sentiva tradita.
Emise un grugnito: “Good job Meecka!”. La chiamano così a casa da quando è piccola, da Jameka, il suo nome di mezzo. «Adesso pure mia madre mi prende in giro», pensò. Mouratoglou provò a guardarla negli occhi ma non riuscì a trovarli: erano coperti da ciuffi di capelli bagnati di sudore e lacrime. Aveva già avuto momenti di sconforto: «Ma non l’avevo mai vista così», ha raccontato la sua amica Wozniacki. Quel giorno a New York trovò la forza di buttarsi sotto la doccia.
Poi fece qualcosa che lasciò di stucco il suo entourage. «Uscì dall’impianto senza fermarsi, senza salutare nessuno». E poi? «Poi prese la macchina e guidò da sola». Non l’aveva mai fatto. L’amarezza e il disprezzo per se stessa occupavano troppo spazio per far salire altri a bordo. C’era posto solo per i suoi fallimenti. L’imbattibile Serena, la triste Serena, l’inquieta Serena. «Io non sento la pressione...»
(di Enrico Sisti - Repubblica)
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Spiky Serena not keen to talk
"I don't want to talk about how disappointing this is for me," said Williams in her post-match news conference, which lasted just four minutes.
"If you have any other questions I'm open to that."
On whether she felt the strain of winning the calendar Grand Slam, she added: "I never feel pressure and never felt that pressure to win here. I said that from the beginning."
Vinci, on the other hand, delighted the crowd with a charming on-court interview.
"I am sorry for the American people, for Serena, for the Grand Slam, but today is my day, sorry guys.
"When I wake up today I say, 'OK, I have a semi-final, try to enjoy. Don't think about Serena.' I did not expect that I win.
"In my mind I say, 'Try to put all the balls in play. Don't think about Serena in the other court. And run.' And then I won."
'One of the biggest upsets ever'
Six-time US Open champion Chris Evert: "I saw a frozen Serena Williams. I saw a paralysed Serena Williams. She succumbed to the nerves. She is human."
Two-time US Open champion Tracy Austin: "This is monumental. It's a shocker. This is one of the biggest upsets in the history of tennis, because of what was on the line."
Kristina Mladenovic, who lost to Vinci in the quarter-finals, tweeted: "Whatever happens now I kind of feel a bit better about my loss."
BBC Radio 5 live sports extra's Jeff Tarango: "I can't recall seeing in the history of women's tennis, the first and second seeds losing in the semi-finals of a Grand Slam."
Vinci variety the difference
Williams appeared edgy from the outset, dropping serve with her sixth error as early as game three, but when she reeled off five games to take the set it appeared the nerves had settled.
Her coach, Patrick Mouratoglou, had said he wanted her to "use the stress to lift her level" but it appeared to have the opposite effect in the second set.
Vinci's clever mix of spins and length played on the American's nerves and began to draw errors, a wayward forehand giving up the only break in game five.
By BBC tennis correspondent Russell Fuller
"This was a victory of great skill and nerve by Vinci: it is remarkable how she was able to maintain her composure in her first Grand Slam semi-final with Williams on the other side of the net and the overwhelming majority of the 20,000 people in the stadium pulling against her.
"Her slice was a potent weapon, but most crucially of all she kept the unforced errors to a bare minimum and waited for the world number one to make a mistake - of which there were many.
"Williams's movement and balance were off - hindered by tension and the huge expectations. There is a reason why the calendar Grand Slam has not been completed for 27 years."
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Consentite che anche il povero Tafanus, fra tanti grandi, dica la sua. Di Serena Williams in passato ho ammirato alcune cose, mentre altre mi hanno lasciato addosso alcune perplessità.
Ho spesso ammirato, in passato, il suo fair-play. Quando scendeva a rete per salutare, a fine partita, la vittima sacrificale di turno, aveva sempre un sorriso, una calorosa e prolungata stretta di mano, una parola gentile... Ma ho sempre avuto il sospetto che sia abbastanza facile essere gentili da vincitori, mentre penso che sia difficilissimo rimanere grandi nella sconfitta.
Nel caso specifico, non mi è piaciuta l'Invincibile quando, riempita di dubbi dal gioco "unusual" della Vinci, ha iniziato a mostrare troppo spesso, e persino su gratuiti di Roberta, la "faccia dell'armi", il pugnone da karateca, l'urlo "beduino", come dicono nella Fogna...
Non mi è piaciuta la Williams che dopo la sconfitta ha dichiarato che "quella ha giocato al di sopra delle sue possibilità", e che "ha giocato da "fuori di testa". No, Serena. Vinci ha fatto esattamente il gioco che è suo da sempre, e che a volte le riesce bene, a volte meno. Le è riuscito alla perfezione con te, con la Bouchard del 6/1 6/0, con la Ivanovic dell'unico 6/0 6/0 beccato in carriera, con la top player Kvitova già battuta tre volte in carriera, idem con la Wozniacki...
Di Serena - lo confesso senza problemi - mi ha sempre lasciato perplesso la sovrumana massa muscolare, anche se non ho evidenze per pensare che questa sia frutto di qualcosa di diverso dal lavoro in palestra. Così come le mie perplessità sono aumentate durante la celeberrima partita di doppio a Wimbledon, quanso Serena non stava in piedi, e faticava a mandare un servizio fino alla base dela rete.
E tuttavia ho avuto un moto di antipatia per Serena quando, sostenuta da 26.000 americani, ha iniziato a latrare col pugnone alzato contro Roberta.
Sindrome da "lesa Maestà". Eppure non sta scritto sulle tavole di Mosé che per Serena sia vietato perdere, né che per Roberta sia vietato vincere. Sindrome da lesa maestà confermata da tutto quello che abbiamo sentito in conferenza stampa, dalla "salita della Williams sull'Aventino", dall'annunciata "pausa di riflessione". No, cara Serena. Nel tennis si vince e si perde. Altrimenti, sarebbe un gioco noioso come una roulette fatta tutta da numeri rossi o da numeri neri.
Non mi è piaciuta la "levigata" Chris Evert, grandissima ex campionessa, e ora commentatrice per ESPN. Una che sembra sempre fresca di parrucchiere, di visagiste e di beaty farm, che commentando per la pancia, più che pr il cervello dei tifosi americani (beceri come tutti i tifosi), ha affermato, con la puzza sotto al naso delle "signorine snob" alla Franca Valeri (che almeno si prendeva in giro), riferita al gioco della Vinci: "...all this slice and dice..." (tutto questo "taglia e affetta")... Come se fosse vietato dai regolamenti WTA giocare il rovesco ad una mano, il back, lo slice, e tutti fossero obbligati ad omologarsi al bim-bum-bam, e a lasciare il cervello in albergo.
Ora speriamo che la Williams rinsavisca, scenda dall'Aventino, e riprenda a giocare (master incluso, anche se questo dovesse togliere il posto ad una delle nostre, chiunque essa sia).
E' lo sport, bellezza!
Tafanus