Depressione o Soddisfazione? Governo Ladro!
venerdì 10 febbraio 2012 di Gas Giaramita
È una sfida all’ultimo sangue vivere. Non se ne esce sicuramente senza ferite. Devi essere proprio bravo o devi avere tanta fortuna ad avere fra le mani un’esistenza priva di ostacoli e colpi bassi. Certo, gli uomini e le donne di successo subiscono un fascino che molte volte si mischia con l’invidia; le persone “normali” li proiettano in un mondo che non esiste, dove s’immagina che possano pascolare liberamente e nello stesso tempo vengano retribuiti profumatamente, grazie ad alcuni strumenti fondamentali come la capacità, la fermezza, l’ambizione, la sicurezza di sé, la bella faccia. Ma, come gli dei o i santi che si dividono i giorni di un calendario, gli uomini e le donne di successo non fanno parte della maggioranza. Eppure, avendone la forza di volontà, ognuno può raggiungere un certo grado di successo, il quale non per forza deve fare rima con ricchezza o con portafogli trasbordanti. Questo livello prende il nome di soddisfazione e molti affermano che sia il vero e unico motivo per continuare a vivere nel mondo, anche se sei un barbone o un clochard (che è la stessa cosa, ma detta così appare, ultimamente, una condizione meno drammatica), o una cassiera in un frenetico Ard. Ma, come i capi d’abbigliamento di buona qualità realmente scontati nel periodo dei saldi, i soddisfatti sono una minoranza e fanno parte di una cerchia limitata di persone: non saranno magari i ricconi a farne parte, di regola eternamente scontenti, così come molte altre esistenze, che si ostinano a credere di demeritare sorrisi duraturi sulla propria condotta. Leopardi lo racconta nelle Operette Morali, e precisamente nella Storia del genere umano, in cui nonostante agli uomini fosse stata data una Terra da abitare e fossero “nutricati dalle api, dalle capre e dalle colombe”, ad un certo punto ebbero modo di essere scontenti, infelici, prima per le speranze non esaudite, poi per la finitezza del mondo visibile e percorribile; quindi iniziarono a privarsi della vita e poi gli dei li aiutarono, dall’alto dei poteri supremi, dando loro monti e mari, inondando la quotidianità di stravolgimenti meteorologici; ancora furono dominati dalla Giustizia, dalle leggi, dall’Amore e infine dalla Verità, che sotto forma di una dittatura sarà la causa della condizione odierna dell’uomo, “sommersa in ogni scelleratezza” ed eternamente nostalgica dell’epoca in cui il paradiso si trovava sulla terra e non fu dato modo di viverlo a dovere (Leopardi, 2011, pp. 35-50). Molte di più sono le persone che ritengono indispensabile chinare il capo o per la sfiducia nelle istituzioni sono obbligate a rintanarsi e a covare odi che prima o poi si tramuteranno in tragedia. Molti altri, figli bastardi della recessione silenziosa, non hanno semplicemente un bagaglio di motivazione alle spalle che possa far subire, in maniera meno dolorosa, il duro colpo della “società del rifiuto”, che ti giudica prima di valutare. È difficile essere soddisfatti se al potere ci sono loro, che conoscono solo la parola “competizione” e “gara” e lontanamente sanno cosa voglia dire “educazione” e “insegnamento”. Bisognerebbe essere come “i buoni scolari e quelli di mediocrità solida” che “non trovano buffo l’insegnante, non scrivono versi e pensano solo cose che appunto si pensano e si possono manifestare apertamente”, che dicono di non aver problemi e si fanno la loro bella vita, senza turbamenti di sorta (Mann, 1999, p.7).
Ma forse è tutta questione di lavoro e fatica che necessitano di essere aggiornate quotidianamente sulla propria persona: ogni minima vittoria merita una festa, ogni piccolo traguardo deve ritagliarsi un sorriso di beffardo autocompiacimento. Solo così, forse, si potrà trovare qualche via d’uscita al “male di vivere” che stramazza a terra troppi cavalli (Montale, 2007, p.44).
Tutti incredibilmente valorosi e in lizza per la vittoria.
Anche se qualcuno dice:
“Dobbiamo dire ai nostri giovani che se a 28 anni non sei laureato, sei uno sfigato”, Michel Martone, Viceministro del Lavoro, 24 Gennaio 2011.
Riferimenti:
G. Leopardi, Operette Morali, Mondadori, Milano, 2011
T. Mann, Tonio Kröger, Garzanti, Milano, 1999
E. Montale, Ossi di Seppia, Rcs, Milano, 2007
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