1 MAGGIO – E chi l’avrebbe mai detto all’inizio della stagione? Certo, la sorpresa è sempre dietro l’angolo in una competizione come la Champions League, ma francamente alzi la mano chi avrebbe puntato dieci euro sull’Atletico Madrid del “Cholo” Simeone in finale. E invece ecco che dopo aver quasi conquistato la Liga (mancano tre giornate e i punti di vantaggio su Real Madrid e Barcellona sono abbastanza rassicuranti, anche se all’ultima giornata c’è un Barcellona-Atletico che potrebbe ancora mettere in discussione tutto se nel frattempo la squadra dei Colchoneros perdessero qualche altro punto), Gabi e compagni si ritrovano persino a giocarsi l’ultimo atto della competizione più prestigiosa del Vecchio Continente. Quella che mette in palio la Coppa dalle Grandi Orecchie e che li vedrà nientepopodimeno che confrontarsi con gli odiati cugini del Real. Una storia che se fosse un romanzo a lieto fine vedrebbe di sicuro trionfare l’undici “rojiblanco”, ma quando devi affrontare avversari che portano il nome di Casillas, Sergio Ramos, Xabi Alonso e soprattutto Cristiano Ronaldo e Gareth Bale…beh…non c’è nulla che possa essere dato per scontato. Anzi, forse a partire con i favori del pronostico, il 24 maggio a Lisbona allo Stadio da Luz, saranno proprio le Merengues di Carlo Ancelotti, un allenatore che ha già vinto questa competizione con il Milan un paio di volte. Chiamato sulla panchina del Real per sostituire Josè Mourinho – che aveva raggiunto tre volte la semifinale con la squadra della capitale spagnola – l’ex tecnico di Juventus, Milan, Chelsea e Paris Saint Germain ha saputo compattare uno spogliatoio fatto di grandi campioni ma che, e per chi mastica calcio non rappresenta che una verità lapalissiana, spesso non formano insieme una Squadra con la S maiuscola. E invece il carisma e il modo di porsi certamente mai polemico e molto signorile di “Carletto”, oltre che ad una conoscenza profonda del gioco avendo anche maturato buone esperienze su panchine peraltro non facili in lungo e in largo per l’Europa, ha saputo là dove proprio Mourinho aveva in fondo fallito. Con il sacrificio anche in fase di copertura di gente sicuramente talentuosa come Modric, Di Maria e Bale (risparmiando magari maggiormente il talento di Ronaldo) ha saputo ottenere risultati dati per scontati dal Presidente Florentino Perez e dalla “afiction blanca”, ma che poi tanto scontata non è. A tal punto che il “miglior club del Novecento”, come è stato nominato dalla UEFA, non raggiungeva la finale addirittura da dodici anni. Finale che permetterà a Pepe, Coentrao e compagnia di giocare per la “decima”. Con nove Champions già in bacheca sarebbe davvero la fine di un’ossessione cercata da oltre un decennio.
Il rischio di trovarsi davanti in finale quello che fino a ieri era il padrone della panchina del Real è stato forte. Sarebbe stato uno scontro probabilmente titanico, con Mourinho intenzionato a distruggere ancora una volta (questa volta da avversario) i sogni madridisti. Ma non è stato così: il tecnico portoghese si è dovuto fermare per il quarto anno consecutivo alle semifinali, sconfitto – forse un po’ a sorpresa, ma di certo meritatamente – da un Atletico che non finisce di stupire e che sul suo cammino oltre al disastrato Milan aveva anche incontrato ed eliminato anche il prestigioso Barcellona, con cui quest’anno – fra campionato e coppe varie – non ha mai perso. Squadra corta, capace di difendere e ripartire, con alcuni interpreti (in particolare Diego Costa, brasiliano naturalizzato e strappato dalla Seleccion iberica a quella verdeoro per i prossimi e imminenti Mondiali di Calcio 2014 che si svolgeranno proprio in Brasile) a finalizzare una manovra corale davvero coinvolgente. Furore agonistico, mai però scriteriato, fanno di questa squadra una vera mina vagante e sarà davvero dura per Ancelotti riuscire a spuntarla. A Madrid, fra le due sponte del Tago, in queste ore staranno già organizzando la trasferta nella tutto sommato vicina capitale portoghese. La serata del 24 maggio sarà senza dubbio la resa dei conti di una stagione che ha visto queste due squadre dominare per gioco e risultati una stagione davvero eccezionale.
Un’ultima curiosità: un derby cittadino in finale di Champions è una novità assoluta per questa competizione, ma di derby fra squadre della stessa nazione ce ne sono già stati parecchi e il primo fu proprio fra due squadre spagnole: il Valencia dei miracoli di Hector Cuper (che guarda caso sul suo cammino, in semifinale, aveva trovato il Barcellona, come quest’anno l’Atletico Madrid) e lo stesso Real Madrid. Era il 2000 e la finale si disputò a Parigi. In quell’occasione fini 3-0 per le “Merengues” grazie alle reti di Morientes, McManaman e Raul. E oggi chi si azzarderebbe, per tornare all’inizio, a puntare anche solo dieci euro sull’Atletico di Simeone?
Ernesto Kieffer
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