Magazine Diario personale

Deriva #21 Il guardone digitale

Da Bibolotty

Sì, ce ne sono un’infinità di cui nessuno parla e che nessuno cita: nessuno si accorge della loro presenza.
Perché se ci pensiamo bene, i guardoni digitali sono un esercito enorme. Intendo i timidi, gli sguardi taciturni che ci spiano dal buio dei pixel e che sono numerosi quanto i frequentatori della Salaria e di tutte le consolari messe assieme, e forse più dei tizi che il sabato sera girano per i quartieri a luci rosse di tutta Europa.
Sto parlando di uomini e donne che non si manifestano, che non amano le interazioni, che evitano con cura i DM e se ne stanno lì, nascosti dietro la loro icona per mesi e anche per anni.
Deriva #21 Il guardone digitaleSe hai fiuto e ti piace vagare per le TL altrui li riconosci dal numero dei tuit e dal fatto che l’ultimo risale a otto mesi fa. E se un tempo pensavo fossero account abbandonati, oggi so con certezza che non è così. Perché ne ho tenuti d’occhio un paio: follouano all’impazzata, non pretendono follou back, e di sé non mostrano nemmeno il naso. Silenziosi e solitari prendono nota di ogni tuit digitato, defollou dichiarato o lite più o meno furiosa avvenuta sulla TL. E mentre alcuni resteranno (credo) per sempre nell’ombra, altri si manifesteranno con uscite sorprendenti, e improvvisamente, metteranno in elenco ogni nostra contraddizione e misfatto.
Giuro.
A me è già successo con uno dei miei primi follouer, un tizio che stanco della mia “supponenza”, mi ha bloccata per poi, con mia grande sorpresa, affacciarsi sulla mia TL e dichiarare, quasi mostrasse a tutti la foto del mio lato “B” accuse del tipo: ah, hai cancellato 250 tuit... ah, hai defollouato circa 40 tizi ma che non tuittavano da almeno due mesi... hai dato il follou back a 10 tuitstar.
Ecco, su quest’ultima accusa, per esempio, il guardone digitale ha sbagliato di grosso.
Nelle ultime settimane sono stata follouata da numerosi profili pieni di follouer e molto “pierciati”, ragazze dall’aspetto di meteorine, dai capelli con taglio super trendy e ragazzi che il venerdì sera s’incontrano nei locali più alla moda del centro e che da lì tuittano un’infinità di sciocchezze e cui, mi pare ovvio, non ho dato il follou back.
A che pro seguire persone così distanti da me in fatto di gusti? Io che vesto vintage e sarei nata volentieri nel 1910, che non ho auto né patente, che amo uomini grassi e pelati, che viaggio da anni per il mondo e sempre a ricarico di qualche strano rappresentante del genere umano e che voglio la “decrescita felice” perché dovrei seguire account “grandi firme” che si raccontano del tipo di “french” fatto alle unghie come se fosse la trama di un romanzo? Dico ciò per sottolineare ancora una volta che il follou back non ha senso se non si ha nulla in comune. È stupido sorbirsi migliaia di frasi infelici nella speranza di un RT verso persone che comunque non apprezzeranno il nostro spirito.
Comunque, l’altro giorno, affacciandomi sulla spalla bella larga di un mio caro amico ex pallavolista (huuummm...) l’ho visto intento sull’I Pad a scorrere TL.
Ma che fai?, Gli ho domandato passandogli le labbra sul collo maschio.
Ma che fai?, sei su tuitter e non mi segui? Gli ho chiesto, piccata che non mi avesse ancora cercata bello come si ritrova.
Non ha risposto rivolgendomi però, dopo la lunga pausa, uno sguardo colpevole.
Ha un nickname da castigamatti e una collezione di donnine tra i follouers che gli ho dovuto farmi la doppia croce sul petto (spingendolo bene in fuori) giurando che non avrei aperto bocca con la sua signora che di là, in cucina, si dava da fare attorno a una grande frittata.
(Ah... Miché...).
È anche lui un “illucchettato”, genere che francamente continuo a non capire. Eh sì, perché se già sei fornito di nickname e mostri una la foto di un figo anonimo presa dal web, se nascondi i tuoi cinquant’anni e il fisico da tiratore di barzellette, che bisogno hai di mettere il lucchetto?
Difficilmente tua moglie ti riconoscerà dietro lo sguardo assassino che hai scelto per la tua PIC e quei centoquaranta caratteri da super eroe che digiti con tanta veemenza.
Sta di fatto che, come nei locali, anche alla famosa festa nell’attico di via dei Condotti ci sono ospiti che si limitano a guardare, ad ascoltare conversazioni altrui senza intromettersi mai, e a contare i drink che beviamo o quante tartine buttiamo giù. Anzi, #twitter è il non luogo dei guardoni per antonomasia.
Non credo che chi ha ventimila follouer e solo cento follouing non si metta a spiare sulle TL di sconosciuti. Io, per esempio, vado a leggere abitualmente profili di persone che mai e poi mai –e solo per principio- seguirò: quelli, pochi grazie a dio (stupidi, ignobili, ignoranti, maleducati, arroganti) che non mi hanno voluta. Pensate quindi, che siate anonimi oppure no, che ci sono occhi puntati su di noi, persone che magari conosciamo, nostro marito, il nostro ex, l’uomo che mai si è dichiarato e mai lo farà, che di noi sanno quanto tuittiamo, cosa e con chi.
Questo aspetto, gli occhi nel buio dei tanti che non interagisco mai, m’impensierisce. Spesso mi capita di parlare con amici che presi dall’entusiasmo di un incontro dal vivo e nella foga dei racconti di una vita trascorsa distanti mettono qua e là dei “sì, ti ho letta”, “sì, lo so”, “ah, già è vero...” che mi lasciano di stucco.
Ma come “ah, già è vero?”. Come lo sai? E se mi hai letta perché non ti sei congratulato?, Perché non mi hai risposto?
Perché molti dei nostri tuit vengono tralasciati? E cosa pensano tutti quelli che li vedono scorrere sulla TL e scivolare solitari verso un passato digitale, sul nastro trasportatore dei nostri attimi, senza muovere un dito? Perché non ci aiutano se siamo in difficoltà durante una discussione? Alcuni godono di quella sconfitta pubblica? E se ci amano, soffrono in silenzio?
Molti giudizi vengono espressi con caustici tuit generici sparati nei pixel: capita a tutti di denigrare non apertamente qualcuno facendo riferimenti “puramente casuali” a un tuit appena letto.
Perché è dannatamente sottile il piacere che si prova nel pensare: si accorgerà che parlo di lui?, Se la prenderà a male?, Mi affronterà con un “dici a me?” -peraltro digitato spesso e sadicamente dall’autrice del presente post. Ma gli altri? I follouer che non seguiamo cosa dicono alle nostre spalle?
Questo, è un lato oscuro che le twitstar, forse, non hanno valutato.


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