19 LUGLIO – La giustizia, divina o umana, arriva sempre punendo i colpevoli. Il 6 luglio, gli ex presidenti argentini Jorge Rafael Videla e Reynaldo Bignone sono stati condannati rispettivamente a 50 e a 15 anni di carcere per i rapimenti e le scomparse di bambini dal 1976 al 1983 durante la dittatura in Argentina. Un momento storico per la giustizia, che ha visto la condanna, tra i cinque e i quarant’anni, anche per altri sette militari. È stata la conclusione di una lunghissima battaglia giudiziaria durata oltre sedici anni e condotta dall’associazione Abuelas de Plaza de Mayo, associazione che riunisce le nonne dei bambini rubati ai genitori assassinati e consegnati segretamente in affidamento a famiglie di militari.
La sottrazione dei neonati non fu, come voleva la difesa dei generali, una necessaria casualità della dittatura ma venne programmata con il fine di far crescere i bambini in famiglie diverse dalle loro.
“Queste condanne dimostrano che nessuno è al di sopra della legge” – ha dichiarato Mariela Belski, direttrice generale di Amnesty International Argentina - “e proseguono il cammino intrapreso negli ultimi anni per giudicare i responsabili delle gravi violazioni dei diritti umani commesse sotto il regime militare”.
Resta il fatto che la portata storica della sentenza ha dimostrato che, basandosi su 35 casi di sottrazione di minori, si possono condannare gli alti livelli di uno Stato se questi fanno parte di un piano globale per sequestrare, occultare e disporre dei bambini dei desaparecidos.
I bambini di questi, venivano dati a famiglie, spesso senza figli, che li registravano come propri. Già nel 1985 vi era stato un processo ma in quella circostanza i vertici non erano stati toccati dalla sentenza. Resta il grosso numero di bambini che vivono con genitori non naturali, senza sapere chi fossero i loro veri genitori. L’alto numero di bambini, vede solamente 100 di loro essersi ricongiunti con le loro famiglie originarie; venti di loro hanno testimoniato al tribunale anche se, a oggi, più di mezzo migliaio di bambini non ha avuto una simile fortuna.
“Chiediamo allo stato argentino di continuare a portare avanti le indagini per restituire la vera identità a tutte le persone che ancora oggi continuano a essere vittime di questi crimini” ha concluso Belski.
Michele Soliani