Destino di un amoreLinda Bertasi La caravella editrice
Ingannata da una presentazione lusinghiera – scritto in maniera ineccepibile – mi sono tuffata in quella che credevo una “semplice” storia d’amore, magari un po’ immatura con protagonisti adolescenti… e mi sono ritrovata impantanata in un tira e molla che si protrae fino alla vecchiaia dei protagonisti. Con tanto di banale storia di corna tra adulti, che sono in realtà adolescenti quarantenni. E per una tresca così non ho bisogno di leggere un libro: mi basta osservare la realtà in cui vivo. Va bene, la trama non fa per me. Mea culpa ecc. (immaginate lo gnomo sputasentenze prostrato sulla sua amanita): avrei dovuto arrivarci dal titolo. Di solito lascio senza ripensamenti un libro che non mi cattura. Ma ho attivato la modalità “lettura veloce” per lasciare sfogare la prof. malefica che ho dentro. Cristina di Athenae Noctua accennerebbe alla “funzione catartica dell’arte” citando fior di filosofi;-). Un esempio tra tanti: “La seguì in una graziosa boulangerie e lì, si lasciò, conquistare dalla pasta di fragole ecc.” p. 25. Domanda esistenziale: ma ha messo le virgole a caso?Mette spesso il verbo tra le virgole. Che senso hanno quelle virgole? Le AIOLE di p. 51 sono insuperabili. E lo “chinon” (no, non è un errore di stampa: è un recidivo) non è un chinotto gigantesco, ma forse la versione ferrarese di “chignon”. Insomma: un supplizio. Mi è capitato di urlare un paio di volte qualcosa come “Bertasi, cresca! E faccia crescere ‘sti personaggi!” oppure un sospiro rassegnato: “Se questa è la realtà, capisco perché il mondo vada a pu…zzole!”
Se qualcuno ha gradito, mi spieghi perché. Fatemi capire: cos’ha suscitato in voi?