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Emilio Tadini artista e scrittore – La tempesta, pagine scelte da Spazio Tadini

Creato il 03 giugno 2015 da Francescotadini @francescotadini
Tadini

Tadini a New York (foto di Gianfranco Pardi)

Emilio Tadini artista e scrittore – La tempesta, pagine scelte da Spazio Tadini – pagine (12-15) dell’opera di Tadini. (>LINK per consultare le altre parti). (…)  Ah, Prospero! Eppure, un saluto, almeno, te lo dovevo. Forse ti avrei dovuto addirittura un discorsetto funebre, o qualcosa del genere. Lui sì, il tuo Nero, lui era stato bravo. Ma io…
Hai sentito che cosa ero stato capace di inventare? Bella roba! Avevo fatto fìnta di niente, come se provassi vergogna, e avevo lasciato cadere sul tuo lenzuolo un gorgoglio da radio con le pile scariche. >

Tadini

Tadini – Museo dell’uomo. Donne che corrono in riva al mare, 1974. Acrilici su tela, 260 x 400 cm

«Poveraccio! » Un bell’omaggio davvero. Dato – e voluto indietro già nel darlo… Un tira e molla, come viatico.
È vero che mi tremavano le labbra, è vero anche che la poltrona su cui ero seduto, o piuttosto sdraiato, stava affondando pian piano nel mare del parquet. Ma, dopo tutto, era stato per me che avevi messo in scena tutto intero il tuo ultimo polpettone – quella specie di testamento frenetico e talmente comico da sembrare disperato… Sicuro, era stato per i miei occhi che ti eri messo a nudo, per le mie orecchie che avevi parlato e straparlato – e tanto, che ero stato quasi sul punto di gridare «Basta! », come quando a tavola ti versano troppa roba nel piatto.
Tu non mi avevi scelto, d’accordo. Io ti ero capitato in casa. Il giornalista alla corte del Re Pazzo…
Mi ero precipitato, io, su una storia – sulla mia brava storia a sensazione, dico. «Pazzo minaccia a mano armata il vigile che gli intima lo sfratto, poi spara sulla polizia. Assediato in casa. Implicato un extracomunitario». Poi, avevo sentito la tua voce al telefono – quel delirio… Com’è che avevi detto? «Per vedere nel buio… » Il mio caso! E così ero entrato di corsa in casa tua, tirandomi dietro i quattro trucchi e le sette furberie del mio mestiere. Ma tu, la mia povera mercanzia l’avevi presa per oro, oro puro.
Io ti avevo declamato con il mio falsetto da imbonitore maldestro: -Parli a me, non abbia paura! Io sono un giornalista, dico la verità, piuttosto conosciuto. Parlando a me, lei si farà sentire da milioni di persone! – E tu, in risposta, mi avevi aperto il tuo cuore, e non solo mi avevi parlato, ma mi avevi addirittura preso a testimone e confidente delle ultime ore di un regno.


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