Nel periodo della mia infanzia, l’acqua per l’uso quotidiano si ricavava dai pozzi. Si usava per bere, cucinare, lavarsi.
Una volta l’acqua dei pozzi era limpida e pura; già in quell’epoca, invece, le cose erano cambiate: amici che abitavano nella mia stessa zona hanno sofferto per malattie collegate all’acqua contaminata; un mio nipote prese la malaria e morì.
Da allora, molto si è trasformato: i pozzi non esistono più, soppiantati, come quasi ovunque, dall’acquedotto, ma i problemi persistono. Residui di ogni forma e sostanza si riversano incessantemente nelle acque, avvelenando fiumi e oceani; residui tossici, residui nucleari, sostanze chimiche, si moltiplicano inesorabilmente e si infiltrano nelle falde sotterranee. Lentamente, giorno dopo giorno, giungono a bagnare i nostri corpi. In questo modo, l’acqua non è più pura.
Dissetarsi, cucinare, lavarsi. Purificarsi. La purificazione è un rito antico, disseminato nei quattro angoli del mondo, che nelle zone desertiche si usa fare con la sabbia. L’uomo che beve sempre quest’acqua, si contamina al proprio interno; l’uomo che usa purificarsi con quest’acqua, contamina se stesso.
Questa mia opera è sorretta e motivata da questi temi, uniti ad una più generale degradazione da parte dell’uomo verso l’ambiente che ci circonda.” Azad NanakeliVisita il sito di Studio d’Arte Azad Nanakeli: