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Detesto il jet lag

Creato il 24 febbraio 2011 da Eileen
Sono in botta totale. Non dormo di notte, non dormo di giorno, insomma: non dormo.
SOno tornata qui con valigie cariche di tortellini, biscotti, succhi di frutta, salsa di pomodoro, spaghetti, che pensavo mi arrestassero al JFK per tentata ipercolesterolemia agli States.
Sono riuscita a partire nonostante il casino di lunedì a Malpensa. Del resto mi pare giusto che quando parto io uno sfondi una vetrata con l'auto, mica un altro giorno...
Sono arrivata e Azzurro mi scrive che non riusciva a venire all'aereoporto, insomma ho preso un cab maledicando il traffico totale di NYC. Qui a qualsiasi ora è ora di punta. Non giuderò mai, lo giuro.
Giungo spiaggiata a casa (mah, casa...) e finalmente mi assalgono le millemila chiamate di tutta la mia famiglia per sapere se sono arrivata viva.
Ora mi manca da morire la mansardina, la quiete e il silenzio di una piccola città di provincia. Io vengo da lì. Lì si possono aprire le finestre, respirare il frofumo delle piante, l'odore del pane che cuoce nell'aria, il caffè del bar... qui c'è una puzza di smog che meno male, forse, che non si possono aprire le finestre...
Qui non c'è privacy, solo vetri inclementi che ho sempre paura che ci sia uno che guarda. Basterebbe un binocolo, mica è difficile.
Vabbè, comnque va tutto bene.
Ieri ho fatto un giro a Eatitaly e ringrazio gesù per avermi regalato quello spazio.
Niente più pacchi da casa. Evviva.
Ho preso da lì, una decisione.
Vabbè due.
La prima è di iscrivermi in palestra. Una seria ma modesta, normale, non un tempio della t-shirt all'ultima moda dove va Azzurro. No grazie. Una roba da persone normali. E la seconda è di scoprire pian piano NYC, in giro per i fatti miei, da sola. Luoghi famosi e quelli meno, scorci, paesaggi, viste, angoli, locali.
Vedremo.
Ah, sì, devo anche trovarmi un lavoro, trovare un appartamento che vada bene pure a lui, e sistemare le mie ferite aperte in Texas.
Ma è secondario.
Buona notte. Vado a tentare di dormire.

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