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Detesto il Natale (è politicamente scorretto? chi se ne frega!)

Creato il 04 dicembre 2010 da Silvanascricci @silvanascricci

Parlavo qualche sera fa con Franz (mi accorgo proprio ora che ne hai fatto un post), al ritorno da una piacevolissima cena con Milvia (grazie di nuovo, era tutto buonissimo) e con Tonino (quando ripassi da queste parti?), mentre attraversavamo il centro di Bologna sulla sua cavallona di quanto mi infastidisca il Natale con la sua allegria forzata, il suo buonismo di maniera, le sue luminarie kitsch che arrivano sempre più presto ed ecco che trovo su yahoo questa dichiarazione di Selvaggia Lucarelli nella quale mi ritrovo tantissimo.

“Sì, lo so che la frase “Io detesto il Natale” è cosa da zitella acida, ma essendo io zitella da competizione e avendo come noto un livello di acidità pari a quella di una ricotta lasciata a fermentare sotto al sole d’agosto, ho deciso che posso permettermi di dichiararlo forte e chiaro”.

Ora io non sono una zitella e non sono acida come una ricotta sotto il sole d’agosto, ma devo essere, davvero, tanto ma tanto diversamente ironica perchè i motivi per cui detesto il natale, elencati dalla Selvaggia, li sottoscrivo in pieno!

a) Le luminarie e gli addobbi.  Sì, ok, sarà anche suggestivo vedere strade e negozi vestiti a festa, ma vi prego, stabiliamo una data in cui è lecito dare il via alle danze perché ogni anno lucine e neve finta sbucano fuori con un po’ più di anticipo. Non ho capito se i negozianti  sono sincronizzati sul calendario maya, ma è possibile che ormai uno ritorni dalle vacanze estive a Formentera e la cartoleria sotto casa abbia già esposta la scritta luminosa “Tanti auguri”? Ma cosa mi auguri l’8 settembre, che l’abbronzatura regga fino a fine mese? Che il cubano conosciuto in spiaggia mi richiami? Che al mio ritorno in ufficio domani trovi il mio capo sfigurato da un eritema solare?

b)  I sondaggi. Già non sono un’amante dei sondaggi il resto dell’anno, figuriamoci sotto Natale, periodo in cui i sondaggisti tirano fuori dal cilindro amenità varie ed improbabili quali: “Meglio il pandoro o il panettone?”, “Con o senza uvetta?”,  “Mare o settimana bianca?”, “Meglio il pranzo di Natale con tutti i parenti dalla sesta generazione in poi o la legione straniera in Kosovo?” , “Il tappo dello spumante va direzionato sul soffitto o sul setto nasale della suocera?”,  “Natale con i tuoi o con una escort brasiliana?”. Che poi, abbiate pazienza, ma io non ho mai capito la faccenda dei “non so”. Che vuol dire:  il 5% ha risposto “non so”? Ti abbiamo chiesto se preferisci il presepe o l’albero, non se sai dov’è il covo di un boss casalese, cos’è ‘sta reticenza? Ce l’avrai un’opinione tua, a meno che tu non sia Sandro Bondi, quindi esprimiti, di un sì a casaccio o dì tutto quello che pensi al sondaggista dei suoi sondaggi in modo che un domani, quel “non so”, possa trasformarsi in un più appropriato “non so se se abbattere il sondaggista a colpi di macete o con la cucchiarella per girare le lenticchie”.

c) Le statuine del presepe di San Gregorio Armeno con Fini e la Tulliani travestiti da Re Magi che nascondono sotto il ventre del cammello gli atti del rogito della casa a Montecarlo o la statuina di fede che fa Bunga Bunga col bue e l’asinello. Non so voi ma io ogni anno, guardando i consueti servizi dei tg su queste avvincenti trovate, ho la tentazione di abbracciare la fede musulmana.

d) Le file fuori dai negozi. Che siano da Abercrombie o da H&M, io l’uomo che sfida neve e vento di tramontana e affronta stoicamente sette ore di fila per regalare un set di pedalini al suocero, non lo capirò mai. C’è gente che s’è messa in fila a ottobre per comprare una felpa Abercrombie e quando è finalmente arrivata all’ingresso ha scoperto che Abrecrombie aveva chiuso da due mesi e al suo posto c’era una sala Bingo. Davvero, a meno che nel negozio in questione non ci sia Jennifer Lopez che ha appena dichiarato pubblicamente “Oggi limono gratis i clienti, prendete il numeretto!”, non c’è regalo che valga la fila.

e) I prezzi dei personaggi del presepe. Scusate ma io questa non l’ho capita. Com’è che una busta di duecento soldatini in plastica o un set di quindici dinosauri per bambini la pago quattro euro a voler esagerare e uno sfigatissimo  pastore da presepe manco con tanto di gregge ma con un agnellino spelacchiato sulle spalle, mi costa quanto una piega da Aldo Coppola?

f) I giornali di gossip con i servizi posati dei vip sotto l’albero o attorno alla tavola imbandita. Come se non sapessimo che almeno in un caso su due la felice coppietta vip che sorride beata dalle pagine dei giornali baciandosi sotto al vischio mentre il bimbo gioca col trenino elettrico, smontato il set  fotografico, ricomincia a prendersi a mazzate a colpi di torrone mandorlato.



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