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Dev’essere semplice la lingua nativa

Da Narcyso

Dev’essere semplice la lingua nativa

 

PORTA ALLA LUCE

Inauguro una rubrica di propositi, non attraverso proclami e poetiche, ma attraverso il testo, nudo e crudo, della poesia.

 

Dev’essere semplice la lingua nativa.
Perchè chiunque ne ascolti le parole veda
i meli, il fiume, la svolta della strada
quando un lampo d’estate li rivela.

Ma la lingua non può essere immagine
soltanto. Da secoli rima, sogno
e melodia la allettano cullandola.
E’ inerme, la oltrepassa un mondo arido e aspro.

Più d’uno si chiede nel leggere poesia
perchè sente vergogna,
chi scrive pare si volga alla natura
peggiore che c’è in lui, con intenti non chiari,
rimuovendo il pensiero e ingannandolo.

Speziata dallo scherzo e dalla satira
la poesia sa ancora come attrarre.
Si apprezza il suo eccellere. Ma la lotta
che ha per posta la vita si combatte in prosa.
Non sempre fu così.

Inconfessato sinora ne è il rimpianto.
Servono, ma non durano, i romanzi e i saggi.
Perchè ha più peso una strofa tornita
di numerose e laboriose pagine.

(Czeslaw Milosz, TRATTATO POETICO, Adelphi 2011)


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