Magazine Cinema
(Devil's Knot)
di Atom Egoyan (Usa, 2013)
con Colin Firth, Reese Witherspoon, Elias Koteas, Mireille Enos, Dane DeHaan
durata: 114 min.
★★☆☆☆
Nel maggio del 1993 a Memphis (Tennessee, Usa) tre ragazzini furono trovati morti nel letto di un fiume, nudi e con le caviglie legate con i lacci delle scarpe. Tutti e tre i corpi portavano segni di violenza e percosse. Le indagini condussero subito a tre adolescenti del posto, dediti al satanismo e appassionati di heavy metal. Dopo un rapidissimo processo due di loro vennero condannati all'ergastolo e un altro, all'epoca l'unico maggiorenne, alla pena capitale. Tuttavia fu chiaro fin da subito che le sentenze di condanna furono molto approssimative e dettate in primo luogo dal conformismo e dal razzismo strisciante della società civile: seppur largamente condivise dall'opinione pubblica, infatti, le condanne sollevarono molti dubbi dal punto di vista giuridico... ma fu solo grazie alle ricerche di un coraggioso investigatore privato che molti anni dopo (addirittura nel 2011) i tre furono scarcerati dopo aver scontato quasi vent'anni di galera. Attenzione: scarcerati ma non assolti, poichè lo stato americano pretese per il loro rilascio una dichiarazione spontanea di colpevolezza e l'impegno a non procedere per vie legali contro l'ingiusta detenzione.
Insomma, proprio nel paese che da sempre si vanta di avere la miglior democrazia del mondo, il 'caso di Memphis' sollevò un clamoroso paradosso giudiziario: tre persone accusate di omicidio furono prima incarcerate pur essendo innocenti e poi messe a piede libero dopo un'ammissione di colpevolezza... e non è un caso che Atom Egoyan, regista armeno-canadese che fin dal 1997 (con il bellissimo Il dolce domani) indaga sul marcio di una società perbenista e opulenta, tipicamente medio-borghese, omertosa e conservatrice, si sia lasciato 'tentare' dal raccontare una storia per certi versi così emblematica di un sistema e di un modo di pensare.
Devil's Knot però è un film alquanto strano: Egoyan sceglie, legittimamente, di raccontare i fatti senza prendere posizione. E' evidente che a lui interessa poco sapere chi ha davvero ucciso i tre bambini (tra l'altro tuttora morti senza colpevole) piuttosto che imbastire un giallo solleticando il pubblico sulle ipotesi più fantasiose sull'accaduto. Niente di tutto questo: la pellicola inizia con il giorno dell'omicidio e si conclude al momento della condanna dei tre adolescenti, mostrandoci con dovizia di particolari (e senza troppa verve, in verità) tutta la fase del dibattimento. Poi una lunga serie di didascalie ci informa sugli sviluppi del processo e le successive revisioni, fino alla clamorosa sentenza del 2011. Peccato però che... il sale della storia stia proprio nella coda, cioè in quelle scritte! Mi sarei aspettato infatti che il film ci dicesse il perchè si arrivò alla revisione del processo, testimoniando la diffidenza e i pregiudizi dell'opinione pubblica, oltre a documentare la superficialità del giudizio di primo grado e i tentativi di inquinare le prove per giungere a una sentenza cosiddetta 'esemplare'. Egoyan invece taglia con l'accetta la storia e si ferma prima di cominciare, malgrado le quasi due ore di durata...
Un film irrisolto, insomma, che non scioglie alcun dubbio e lascia alquanto indifferente lo spettatore, sopratutto quello italiano decisamente 'anestetizzato' un po' a tutto. Due ore di durata che altro non sono (sembrano) che il prologo del film 'vero', che però non c'è. Tutto resta in superficie, in un limbo di mediocrità che contagia anche due attori solitamente bravi come Colin Firth e Reese Whiterspoon, qui ben al di sotto dei loro standard. Per chi volesse approfondire meglio questa brutta storia, consiglio di vedersi i ben quattro documentari sul tema prodotti dal 'solito' canale televisivo HBO, ovvero Paradise lost I, II e III e West of Memphis, decisamente ben più esaustivi.
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