L'integralismo di Gasperini, Sneijder in panca, Forlán all'esordio e Zárate a smarrirsi nel 3-4-3. Quante chiacchiere. L'unico interista - di tifo, non di maglia - che alle parole ha anteposto i fatti si chiama Devis Mangia, e siede sulla panchina del Palermo. Da una settimana, o poco più. Eppure Miccoli e la sua banda hanno già assimilato il credo tecnico del nuovo allenatore, cui Vincenzo Montella sottrae il titolo di più giovane della Serie A per dodici giorni appena: 4-4-2, squadra corta, pressing e pure i complimenti di Arrigo Sacchi. Mica male.
Nato a Cernusco sul Naviglio, come - rimanendo in ambito calcistico - Galbiati, Tricella ed il grande Gaetano Scirea, anziché ispirarsi a loro e cercar fortuna in difesa, s'infila i guantoni come suo papà. Ma col calcio giocato chiude presto, dopo aver indossato le maglie di Cernusco ed Enotria, perché ad attenderlo c'è l'università. Qualche esame di giurisprudenza, poi il ritorno sul campo, ma in veste di allenatore: si parte dall'Enotria, ultracentenaria società milanese affiliata all'Inter, e si prosegue con Voghera, Meda, Fiorenzuola e Varedo. Poi, la chiamata di Sean Sogliano sulla panchina del Varese, o, meglio, della Berretti, ma il salto in prima squadra lo porta ad ottenere - appena trentenne - la C2, dopo aver preso le redini della squadra in Eccellenza.
Tritium, Ivrea, Valenzana ed il ritorno a Varese, per allenare una squadra Primavera rimessa in piedi dopo 25 anni. Risultato? In finale, e campioni d'Italia sino al 93', quando Montini infila il 2-2 che porterà l'incontro ai supplementari, decisivi per il completamento della rimonta romanista. Inutile dire che Sogliano, dopo un simile exploit, non può che trascinarsi Mangia ed i suoi metodi - ad esempio, prima degli incontri somministra ai suoi i frammenti più roventi di film come «Il sapore della vittoria» ed «Ogni maledetta domenica» - a Palermo, dove si ritrova alla guida della prima squadra dopo l'esonero di Pioli. Ed ora Moratti, probabilmente, si chiede se non sarebbe stato meglio contattare Mangia anziché Gasperini, quando sulla panchina dell'Inter non voleva sedersi nessuno: oggi è una provocazione, domani chissà.
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