Magazine Diario personale

Devo andare avanti

Da Lupussinefabula

A volte mi dico che sto ‘tirando su’ i figli di quella gente arricchita e arrogante che detesto.

Li sto ‘crescendo’ cercando di dare loro qualche dritta che le trimalcioniche famiglie non sanno loro dare.

Ma proprio per questo mi sento in un ruolo non mio.

Sto ‘tirando su’, senza riuscire a permeare o a scalfire la loro superficie oleosa e compatta, quei futuri adulti che metteranno in croce me e i miei figli (se mai ne avrò) a causa delle loro politiche aziendali orientate al profitto e non ad altro. Perchè così stanno crescendo: li osservo nei corridoi, non un gesto che non sia di egoismo o non incentrato su se stessi; non un gesto d’altruismo mai; mai niente di gratis e la voglia di prevalere solo, senza chiedere scusa di niente e senza alcun rispetto se non perchi (momentaneamente) fa la voce grossa; o forse nemmeno… (non che tutti sian così, sia chiaro, ma molti). Gente a cui tutto è dovuto a 13 anni.

 

Ma a volte, specie quando parlo con loro, mi chiedo se non sarebbe il caso di lasciar perdere i figli e di educare i genitori, di andare alla radice, a curare la causa. Educare quella fascia di genitori tra i 40 e i 45 anni che sono la causa della rovina mia e dei miei coetanei: loro hanno ereditato aziende sane, loro sperperano e male san gestire, i loro figli porteranno alla catastrofe… altro che Maya.

D’altro canto però io potrei arrivare là dove i genitori non arrivano, proprio su quei figli, almeno quelli che si lasciano educare, che vogliono lasciarsi educare… ma cosa può fare un insegnante se dietro non c’è una educazione robusta che proviene dalla famiglia? Credo si possa dare l’esempio, essere un modello alternativo, credo si possa in qualche modo seminare, seminare anche se il terreno non sempre è buono, e confidare nella provvidenza; ma poi a far crescere la pianta sta al ragazzo, e non sempre nel suo cuore c’è terreno fertile proprio perchè già diserbato da una famiglia che non c’è, e che a volte se c’è sarebbe meglio non ci fosse…

Dove termina il mio compito come insegnante? Solo nel seminare (forse è un po’ lavarsene le mani) o deve andare oltre?

 

Non ditemi che sono pessimista; a mente lucida la mia testa arriva a queste considerazioni; ma poi per fortuna ho il cuore, che continua a mandarmi avanti al di là di queste idee che potrebbero apparire il retaggio di una vecchia e superata (?) lotta di classe. Vado avanti. Perchè se Qualcuno mi ha chiamata qui, in questo tipo di scuola, in questo momento, tra questa (proprio questa!) gente, è perchè ha previsto per me certi incontri, e perchè ha previsto per alcune persone di incontrare me, anche se questo mi sta stretto. La mia strada, la mia trama passa di qui, e io la percorro. Forse capirò il perchè, forse lo capirò solo tra anni, forse non lo capirò mai. Ma non importa. Devo andare avanti.



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