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Di Adelaide e Stabat Mater

Creato il 04 agosto 2011 da Albino

Non so se l’ho scritto su twitter ma l’altro giorno sono andato ad Adelaide per lavoro. Per chi non lo sapesse, Adelaide e’ a un paio d’ore di volo da Sydney in direzione sud-ovest. Si tratta di una ridente cittadina da una milionata di abitanti, situata in una baia bagnata dall’oceano antartico, capitale dello stato che con molta fantasia e’ stato chiamato South Australia (ma la fantasia abbonda da queste parti, visto che a ovest del South Australia abbiamo il Western Australia, e a nord il Northern Territory).

La citta’ e’.. come dire… morta. Ecco. Sono atterrato alle sette di sera e nel tragitto dall’aeroporto al “centro” non solo non c’era nessuno in giro, non solo c’erano poche, rarissime macchine, non solo le luci dei negozi e dei ristoranti erano mezze andate, ma perfino quelle delle case erano tutte spente! Manco fosse stata mezzanotte! Ad un certo punto – non scherzo – ho pensato che il tassista indiano seduto di fianco a me* mi stesse per assalire con la faccia da zombie. Roba da dimensioni parallele, ai confini della realta’.

*In Australia a differenza di moltissimi altri paesi, quando si sale in taxi non ci si siede dietro ma davanti**, di fianco all’autista.
**Ovviamente se si prende il taxi in due uno dei due si deve sedere dietro*** per forza.
***Dopo i commenti sulla lavatrice appesa sottosopra al muro non do piu’ niente per scontato, visto il livello intellettivo medio dei miei lettori****.
****lol. Ok la pianto.

…Ma non in realta’ non era questo il topic del post. Quello che volevo raccontare oggi e’ che durante il volo ho finito di leggere Stabat Mater di Tiziano Scarpa. Dovete sapere, cari lettori, che io sono un grandissimo estimatore di Scarpa, e non lo dico solo perche’ e’ veneziano come me (ma lui e’ uno di quelli veri, io solo per finta – vengo dalla terraferma, dalla provincia. Noi si dice ghesboro mentre loro lo cantano). Anzi, se volete proprio che ve la dica tutta. Mi voglio rovinare. Lo dico eh, attenti: secondo me Scarpa e’ il piu’ telentuoso autore italiano vivente (ecco, l’ho detta, e ora potete pure coprirmi di insulti e magari vendicarvi per il post dell’asciugatrice di ieri). Non so se abbiate mai letto Occhi sulla Graticola e Venezia e’ un pesce. Due CA-PO-LA-VO-RI, cosi’ diversi eppure cosi’ simili, entrambi onirici e ironici allo stesso tempo.

Ma soprattutto, di Scarpa mi e’ sempre piaciuto il fatto che si diverte a scrivere, che scrive divertendosi. Proprio lo senti, questo divertimento, mentre lo leggi. So la sensazione perche’ nel mio piccolo e’ successo anche a me, quando ho messo su carta le avventure di Viola e Alex nel mio romanzo.

Ma posso dirvi? Stabat Mater mi e’ piaciucchiato, non dico di no. Solo che… boh. Non e’ il solito Scarpa. Scrive divinamente come al solito, questo e’ certo. Non per nulla, come forse qualcuno di voi ricordera’, Stabat Mater e’ il romanzo che l’anno scorso (o due anni fa?) gli ha fatto vincere il premio Strega. Devo dire anzi che a volte il romanzo ha dei picchi di genio, tipo in questa personificazione della morte, questa specie di amica immaginaria in forma di testa fluttuante coi capelli di serpente che compare ogni notte a Cecilia.

Pero’, come dire. L’idea di una ragazzina di sedici anni che scrive in prima persona con una proprieta’ di linguaggio da adulto acculturato secondo me non c’azzecca molto. Il modo di scrivere cosi’ forbito, quasi poetico a volte, ti fa pensare che stai leggendo un bel testo, certo, ma poco ti aiuta nell’immedesimarti in un’orfana della Venezia di qualche secolo fa. E’ proprio difficile immedesimarsi in questo romanzo: sembra piu’ che altro un lavoro di stile. E poi questo Vivaldi… mah. Si vede la reverenza di Scarpa nei confronti del personaggio che dovrebbe rappresentare un po’ la chiave di volta della storia. Solo che l’uomo Vivaldi secondo me non riesce a liberarsi del proprio nome, e quel che ne risulta e’ un personaggio alquanto bidimensionale. Non vorrei dire una macchietta, ma forse un suppellettile ad ornare la storia. Non mi ha convinto del tutto.

Eppure, ripeto. Un bel testo, veloce anche. In un pomeriggio lo si finisce. Ma se qualcuno di voi volesse leggere il vero Scarpa nel pieno del suo potenziale, non so se vi consiglierei di prendere questo romanzo. Vi direi piuttosto di prendere Occhi sulla Graticola e Venezia e’ un pesce. Sono due opere che ti catapultano nella storia sin dalla prima riga. Questo Stabat Mater un po’ meno, secondo me.



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