Magazine Psicologia

Di: Andrea

Da Renzo Zambello

Egregio Dott. Zambello, mi trovo perfettamente d’accordo con Lei.
In effetti, ho premesso che la mia era una semplificazione. Non voleva quindi scendere nei dettagli della questione, ma soltanto fornire gli elementi (minimi ed indispensabili) per distinguere le figure dello Psicologo e dello Psichiatra. Elementi che sono ancora in molti ad ignorare.

Inoltre, Lei, da persona sensibile e competente, ha indicato quelli che sono i due termini chiave che dovrebbero essere presi in considerazione in ogni trattamento: “sofferenza” e “parlare”.
Entrambi, però, sappiamo molto bene come, per persone prive di altrettanta sensibilità, la “sofferenza” spesso costituisca soltanto un motivo di speculazione ed il “parlare” soltanto qualcosa di aleatorio ed eventuale.

Una dimostrazione di questa visione (forse un po’ troppo disillusa, ma realistica) è proprio rappresentata dal fatto che in tale campo vi siano ancora molti professionisti che deliberatamente alimentano la confusione esistente sulla propria formazione universitaria e post-universitaria.

La ringrazio per il cortese intervento di risposta e Le porgo i miei sinceri complimenti per il Suo lavoro e la Sua opera di divulgazione.


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