La noce moscata sulla mensola accanto alla porta. La mano che ti davo per camminare, che probabilmente eri tu a guidarmi. Il sangue slavo nelle mie vene che ogni tanto tiro fuori per farmi figo. Le camminate chilometriche che si concludevano col paninello all’olio. Gli occhiali da vista e i capelloni bianchi. Foto in cui sorridi e io pure. La cotoletta di pollo inimitabile. Io che porto il tuo nome, e viceversa. Partite a carte. Lettura del giornale davanti alla tv telefunken anni 80. Il passero seppellito nel giardino in mia assenza. La pastina scotta. Il carretto coi dadi colorati. L’ultima volta assieme. L’invidia per chi oggi può chiamare i propri al cellulare. Io però ricordo quel fisso, che per comporre i numeri dovevi girare la ruota. Di gente senza importanza ricordo ancora la voce. Mi sento in colpa, cari nonni, sto dimenticando la vostra. Ma spero mi perdonerete grazie a tutti questi e altri ricordi che porto sempre con me e rivivono nei racconti dei vostri figli.
La canzone, apparentemente fuori tema, è stata scelta perché mi ricorda un mio maldestro tentativo di suonarla con la chitarra da adolescente facendo un duetto con mia nonna che cantava. Per cui, accettatela ;) Buon ascolto!