Assodato che ogni crisi economica, passata o presente, i peggiori danni li produce non sul PIL ma sul tessuto sociale, sui legami familiari e sui destini personali degli individui, si può davvero stabilire una causalità lineare diretta tra l’attuale crisi economica ed i singoli suicidi cui tragicamente assistiamo? Tanto da poter per assurdo portare sul banco degli imputati per i suicidi attuali Monti, Barroso, Draghi, Lagarde, Obama, Bush e via discorrendo… Sia il buon senso che il diritto, la teoria psichiatrica e ancor di più la nostra pratica psichiatrica quotidiana ci dicono invece che nella maggior parte dei casi di suicidio, anche in quelli in cui la persona abbia lasciato chiari messaggi di addio, non è mai possibile individuare con precisione non il fattore scatenante ma le vere cause del gesto, cui contribuiscono generalmente molteplici fattori sociali e/o psicopatologici.
L’osservazione di Giuliano Castigliego mi sembra faccia il paio con quanto mi spiegò il 4 aprile Guido Sarchielli, professore di Diritto del lavoro all’Università di Bologna.
Ci sono studi, anche se parziali, che mostrano un incremento dei suicidi nelle fasi di depressione del ciclo economico. Naturalmente, si tratta di correlazioni su grandi numeri. Il suicidio come atto individuale è un fenomeno complesso, determinato da molte cause. Si pensi, oltre alla disoccupazione, a fattori come la povertà, la perdita di legami affettivi, la presenza di squilibri psicologici. Esso si sviluppa lungo un percorso temporale che mostra una sequenza di avversità di vario tipo che colpiscono una persona (è difficile che un singolo evento anche grave divenga la causa principale).