Ci sono fotografie che superano il tempo, e sono abbastanza certo di non sorprendervi con una affermazione di questo genere: gli esempi di scatti che ormai da anni popolano l’immaginario collettivo, e che hanno segnato la storia di questa meravigliosa forma artistica, sono infatti innumerevoli.
Ma se vi raccontassi di fotografie che hanno superato, invece del tempo, addirittura lo spazio?
Qualche settimana fa mi sono imbattuto in una notizia: in un periodo un po’ mesto, rattristato dal pensionamento dello Shuttle, la NASA ha trovato una buona novella da festeggiare: allontanandosi nello spazio alla discreta velocità di 17 chilometri al secondo (!), il Voyager 1 ha strappato, alla fine di aprile, il record di “oggetto costruito dall’uomo più distante dalla Madre Terra”. Al suo interno, nel 1977 fu posizionato un disco per grammofono in oro (da cui il poco fantasioso nome “Voyager Golden Record”) con una selezione di contenuti scelti da una commissione dell’agenzia spaziale americana: una sorta di biglietto da visita della civiltà umana teoricamente in grado di descriverci ad una ipotetica società aliena.
Oltre all’immancabile saluto del Segretario Generale dell’ONU, vi è contenuta una selezione composta da suoni naturali (il canto delle balene, il rumore del vento) ed una musicale assolutamente affascinante: si passa dalle canzoni aborigene australiane a Johnny B. Goode, si spazia (è il caso di dirlo) da Louis Armstrong al mozartiano flauto magico, ci si divide fra le percussioni senegalesi ed un Bach interpretato da Glenn Gould. Una playlist fantastica, che potete godervi a questo link: http://goldenrecord.org/
Ma in questa rubrica ci occupiamo di fotografia, ed i nostri valenti scienziati trovarono il modo di immagazzinare nello stesso disco anche una serie di immagini, il cui elenco è altrettanto affascinante: l’indice completo delle fotografie selezionate è disponibile nella sezione dedicata al Golden Record sul sito della Nasa, ma vale la pena regalarvi qualche anticipazione.
Dopo una inevitabile serie di immagini scientifiche (dalla struttura del DNA ad immagini dei pianeti del sistema solare scattate dalla navicelle spaziali) sono state infatti selezionate un centinaio di fotografie descrittive sia della storia e dell’ambiente terrestre (la Grande Muraglia, un buon numero di animali, la Barriera Corallina) che della quotidianità umana.
Ed è divertente, questa sera, immaginare un extraterrestre muovere le antennine verdi che ha sulla testa per chiamare a raccolta gli amici, mentre a milioni di anni di luce da qui fa scorrere su una sorta di Ipad (trasparente e quadridimensionale) le immagini di uno sprint podistico di questi strani esseri bipedi capaci di passare ore a fissare uno strano strumento o a dedicarsi ad un complicato gioco sociale con reti e pesi.
C’è qualcosa, però, che non perdono ai selezionatori: l’aver affidato alla fotografia che segue la descrizione delle possibilità di nutrimento di un essere umano. Perchè va bene tutto, ma la risata intergalattica a cui gli alieni si abbandoneranno mentre si godono questi tre personaggi no, non riesco proprio a sopportarla.