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Di gatti e d’artisti

Creato il 02 marzo 2012 da Alphaville

Comincio, per pudore, dagli artisti. E avverto subito: non dirò neanche una parola sul brutto tiro che ci ha giocato quel burlone di Lucio, andandosene così alla chetichella per lasciarci ad aspettare il suo prossimo incanto tutto musica e poesia, che non verrà mai. Non voglio finire, come canta quello di Pàvana,  a sparare cazzate come se fossi un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete.  Così sto zitta, e lascio parlare questa — per me la più bella di tutte.

Continuo coi gatti, invece. Con uno in particolare — il mio, che se n’è andato in una notte di fine febbraio, mentre in cielo brillavano la Luna e poi a cascata Giove Venere e Mercurio, e la primavera sgomitava.

Gli altri, quando va bene, chiamano cani e gatti “animali domestici” o “animali da compagnia”, talvolta con una smorfietta di accondiscendenza e perfino di lieve disprezzo — con tutti i bambini che muoiono di fame nel mondo tu stai lì a pensare alle bestie. Ma io ho imparato alla svelta a non ragionar di loro bensì a guardare e passare: e con me tutti quelli che sono diversi. Per noi, non sono soltanto animali o bestie.

Per noi sono compagni di strada, amici, persone di famiglia; sono l’amore che non chiede, l’evidenza in un mondo di incertezze, l’appiglio sicuro nel vuoto. Sono il conforto, una buona ragione per continuare a vivere, il memento sulla caducità della vita, lo stimolo a una riflessione sull’insensatezza del dolore, il daìmon dimenticato. Sono l’accoglienza festosa quando rincasi, il compagno di giochi che ogni bambino meriterebbe, la vita pulsante da stringere quando sembra che tutto ti sia crollato addosso, l’ascoltatore attento e silenzioso quando cerchi una medicina per l’anima.

E, quando se ne vanno, sono un cuscino che non si ammaccherà più; un divano o una poltrona finalmente in ordine; vestiti senza peli; un tepore che mancherà nel letto; un gioco dimenticato sotto un mobile; ciotole vuote da conservare; un collare che non verrà più agganciato; rumori leggeri che immagineremo; un’altra cicatrice nel cuore — finché non saremo catturati da altre fusa e altri scodinzolìi. E ricominceremo daccapo, come ricomincia la vita ogni mattina. Sono pronta.


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