Ora, mentre di giorno uno si pavoneggia tra un badge e l’altro sentendosi parte della sospirata élite europea, di sera torna a casa e fa i conti con uno scenario da periferia di Calcutta. Lasciando stare le sfighe casalinghe che si abbattono sul mio caso da qualche mese (e da qui la ricerca della casa perfetta), gli episodi di oggi mi hanno portata da una riflessione più generale, frutto di anni di osservazione.
La riflessione è: più fai lavori da ricco, più rischi di essere povero.
Mi è venuto in mente, ad esempio, di quando ero in Bulgaria per il mio MAE-CRUI (l’élite che legge questo blog sa certamente di cosa parlo). La mattina mi facevo strada nel fango di un quartiere periferico di Sofia, indossando delle vecchie doctor Martens color ciliegia mentre schivavo bottiglie rotte e auto scassate dei malviventi locali. Poi approdavo nella scintillante residenza dell’ambasciatore dove facevo l’addetto stampa, per cui sfilavo dall’armadio delle scarpe
Ma mi sono venuti in mente mille esempi simili o più eclatanti, visti o sentiti raccontare, in questi anni di freuentazione del jet
Diritti umani. Relazioni internazionali e diplomatiche. Giornalismo. La realtà è che, dopo aver investito svariati milioni in studi e master e corsi "fighi", uno si trova inevitabilmente a dover – per anni – a continuare a svenarsi (o più probabilmente, svenare i genitori) per apparire sufficientemente ricco da essere all'altezza dell'ambiente in cui lavora. Che però non ti dà modo di essere ricco perché non ti paga. Ambasciate, redazioni di giornali, gallerie d’arte, istituzioni, associazioni umanitarie, think tank. Più il lavoro è ambito ed elitario, meno ti viene retribuito. Se ha la parola “diritti umani” nel titolo poi, stai tranquillo che i primi diritti umani a venire calpestati sono i tuoi.
Sportelli bancari, imprese edili, studi contabili, aziende meccaniche. Chi avrebbe mai indicato questi posti come ideali? Eppure lì lo stipendio ce l'hai da subito. Insomma, più devi apparire ricco, e più facilmente ti troverai a scaldarti la minestra di riso in una baracca in periferia.