...di gracile costituzione

Creato il 08 agosto 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1
Fausto Maria Pico,  crede di sapere le cose che pensa di sapere, in questo è epistemologico. Si parlava di politica, verso sera, in via Amendola. Per chissà mai quale incastro logico, siamo finiti a discutere di Costituzione. “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro…”. Così recita l’articolo primo della Costituzione italiana. Per Fausto Maria Pico, filosofo, quel primo articolo è l'essenza stessa della Costituzione, un principio per questo intoccabile, da conservare, nei secoli immutabile. Nella sua ingessata certezza,
a Fausto non fa difetto che la Repubblica italiana non è fondata sulla libertà, sulla fratellanza, l’uguaglianza, la giustizia, il perseguimento della felicità; no, quel "fondata sul lavoro" è inattaccabile. 
Ora, tutto può essere il lavoro, tranne che un principio, per di più fondante. Ad andar giù pesi, potremmo ricordare il motto ("Arbeit macht frei") che accoglieva gli internati nei campi di concentramento nazionalsocialisti, e chiudere la partita, ma sarebbe come tirare un rigore a porta vuota...Ah, dimenticavo, c'è ancora chi, a difesa dell'intoccabilità della nostra Costituzione,  agita, evidentemente non conoscendolo, il cosiddetto Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli, una "sòla" diventata luogo comune, argomento usato soprattutto a sinistra per rendere intoccabile la Costituzione e accusare, chiunque la volesse riformare, di "fare il gioco del gran maestro della P2 Licio Gelli". Ma quella è altra storia, riprendo il filo del discorso... “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro…”.
Il lavoro è una condizione dell’esistenza umana, una possibilità, per alcuni una benedizione, per  altri forse è una maledizione.Volendo essere precisi, l’articolo 1 della Costituzione ci dice che viviamo in una Repubblica democratica fondata sull’eventualità che domanda ed offerta di lavoro si incontrino! Inoltre, se il lavoro fosse un diritto fondativo della Repubblica, esso andrebbe garantito e andrebbero sanzionati coloro che lo disattendono. Dunque, chi dovrebbe garantire questo diritto e sanzionare i fuorilegge ?A ben guardare, in quel primo articolo riecheggia la concezione della “Dichiarazione del popolo lavoratore e sfruttato” (votata dal V Cons. Naz. Dei Soviet il 10 luglio 1918) e del Titolo I della Cost. russa del 11 maggio 1925, secondo cui i diritti di libertà proclamati dagli Stati borghesi sono vere e proprie chimere, mentre l’autentica libertà sarebbe garantita soltanto attraverso l’intervento dello Stato.Lo so, Fausto Maria Pico è, e rimane, un nostalgico statalista ma, a  sessantasette anni dalla nascita della Costituzione italiana, da liberali senza partito, potremmo pur dire che meno Stato vuol dire più libertà e le Costituzioni sono scritte da uomini per altri uomini e si differenziano dalla Legge divina (costans et perpetua) in quanto variabili e contingenti. Tutti sanno che la nostra è una Costituzione nata in un determinato momento storico, come risultato di un compromesso tra la tradizione cattolica e quella comunista. Caduto il comunismo, dissolto il partito unico dei cattolici, in uno scenario che deve confrontarsi con le modernità senza calpestare libertà e diritti, è forse un reato pensare di modificare quella parte della Costituzione dove traspare chiaramente quell’ideologia catto-comunista che fa parte del passato di questo paese. Ma per qualcuno il passato non è mai passato, eppure passerà, oh se passerà.
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