Un bel libro questo! Due donne, due storie differenti, ma con atmosfere e sensazioni comuni.
Else e Maria hanno avuto esperienze e vite che solo apparentemente possono sembrare legate, ma comunque non è questa la cosa importante.
Ciò che Anna Marchesini trasmette in questo suo Di mercoledì sono gli stati d’animo delle persone.
Un’opera riuscita che consente al lettore di entrare nella mente delle protagoniste e dunque crea quella empatia necessaria per gustare una lettura e ricavarne qualcosa.
La Marchesini si sofferma sulla parte interiore delle sue protagoniste, i fatti e gli avvenimenti fanno quasi da contorno al racconto principale.
Non è importante cosa succede, ma è importante cosa sentono dentro di sé non solo Else e Maria, ma anche tutti gli altri personaggi.
“Non è l’essere reale che amiamo a renderci felici, bensì lo stato di grazia e di potenza in cui l’amore ci innalza che è ripetibile perché attiene alla capacità di amare; è un attributo dell’amore e non della persona amata, perciò torna ad essere una nostra facoltà, sarà di nuovo nelle nostre mani quando la persona in cui la vedevamo espressa se ne sarà andata. È impossibile pensarlo quando si è innamorati e si fa coincidere l’amore con il suo oggetto.”
Molto bella la parte finale che dà più l’idea di una scrittura cinematografica con quel senso di crescendo che deve rimanere nella mente dello spettatore, qui lettore, al termine dello spettacolo.
Paradossalmente l’aspetto che meno mi ha soddisfatto è stato proprio quello della tecnica di scrittura: a tratti troppo ricercata e sofisticata, spesso alla ricerca di metafore, similitudini ed immagini mentali per rafforzare concetti già espressi.
Un modo di scrivere anche troppo estetico per una storia di per sé già forte.
Tra le mie letture é già il secondo romanzo in pochi giorni (Il catino di zinco – Margaret Mazzantini) con caratteristiche di scrittura simili che poco mi piacciono.
Al gusto non si comanda.
Tempo di lettura: 3h 58m