Nel giorno in cui ognuna di noi si sveglia con una botta di orgoglio e voglia di far sentire a tutti la sua voce, la vostra principessa tocca il fondo sulla via del ritorno a casa.
Autobus. Di ritorno da una mattinata piena di gioco, lacrime e ragionamenti con i piccoli pazienti del Policlinico metto le cuffie e prendo posizione nel mio spazio, ormai testato, di 60; quel po’ che mi basta per non cadere a terra, non rompere le palle alla signora che mi siede davanti, non farmi pestare i piedi e poter leggere in pace il mio libro (o cazzo! devo pubblicare un po’ di recensioni). Questo ecosistema viene prepotentemente rovinato da un tipo con la faccia viscida che i si piazza di lato nonostante l’evidente spazio libero. Inizia a parlare al telefono a voce talmente alta da farsi chiaramente sentire dalla sottoscritta con tanto di QUEEN a palla: parla di villa, di viaggi a Parigi, di ministeri.. insomma si spaccia per il partito che il terzo millennio da incoronato come “uomo che dalla vita non farà mai mancar nulla ad una donna”: il politico! Io rido sotto i baffi e continuo a canticchiare con Freddy (io e Mercury amici di merende!).
Poi, il fattaccio: il “finto politico viscido” con i movimenti di un bufalo mi si piazza dietro. Per 5 minuti, a parte il suo fiato asfissiante sul collo, sta buonino sulle sue per poi passare ad una pacca accidentali sulla mia chiappa destra. E li, il monologo!
Auguri signora (sì ho incastrato la povera signora che mi sedeva davanti)! oggi è l’8 marzo, la festa della donna che ci rende tanto orgogliose delle nostre vittorie. Tante donne hanno sacrificato la loro vita per un’ideale di uguaglianza e parità, lo sapeva? Si è fatto di tutto per farci considerare allo stesso livello dell’uomo e non più come un pezzo d’arredamento. Che poi è un peccato sapere ancora che tanti uomini quando vedono una donna su un autobus non pensavo “che libro legge?” ma pensano “ora gli tocco il culo”… signore, non è d’accordo anche lei con me?
Dopo aver sgranato gli occhi e risposto “c-c-certamente” il porco è sceso dall’autobus a testa bassa; io ho ripreso le cuffie e selezionato Bon Jovi, fomentata dalla consapevolezza che dopo oggi sono un po’ più di donna anche io.