“Che te magni?”
“Pane”.
“E che ci metti dentro?”
“Fantasia, marescià”.
Breve dialogo fra il maresciallo Antonio Carotenuto (Vittorio De Sica) e un abitante di Sagliena, immaginario paese dell’Italia centromeridionale elevato al ruolo di arcadico microcosmo, simbolo dell’Italia del dopoguerra, passata attraverso l’esperienza fascista e la lotta di liberazione, alla ricerca di una propria identità. Il film è Pane, amore e fantasia, 1953, diretto da Luigi Comencini.
Marisa Merlini e Vittorio De Sica (Wikipedia)
Affiancano De Sica, indimenticabile nel ruolo di scapolo maturo e con arie da uomo di mondo, interpreti come Virgilio Riento nel ruolo di don Emidio il prete del paese, del quale esprime tutta la rassegnazione e il fatalismo; Gina Lollobrigida, Maria De Ritis, alias Pizzicarella la Bersagliera, segretamente innamorata del timido carabiniere Stelluti (Alberto Risso) e rappresentante un nuovo modello di donna, di ascendenze goldoniane, che si fa padrona del proprio destino; Marisa Merlini (la levatrice Annarella). Da non dimenticare poi Tina Pica (la domestica Caramella) e Maria Pia Casilio (Paoletta). Due sequel, Pane, amore e gelosia, ’54, stessi regista e attori, Pane, amore e…, ’55, regia di Dino Risi e Sophia Loren protagonista, cui si aggiunge l’indefinito Pane amore e Andalusia, ’58, di Xavier Setò.