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La trama (con parole mie): Gus è uno scout di baseball sotto contratto con gli Atlanta Braves, un uomo la cui passione per lo sport giocato sul diamante ha divorato vita, tempo e rapporto con la figlia Mickey, chiamata così in memoria del campione Mickey Mantle.L'evoluzione della tecnologia e del baseball stesso, però, trascinano il vecchio leone - ormai quasi cieco - sull'orlo del baratro della pensione, con il contratto in scadenza ed un giocatore che tutte le squadre vorrebbero da visionare in vista del draft imminente: Pete Klein, direttore degli scout dei Braves ed amico di lunga data di Gus, chiede a Mickey di stare vicina al padre in quei giorni decisivi, sperando che l'esperimento possa portare al successo sia la loro famiglia che la squadra.Riusciranno padre e figlia a coesistere e venire in qualche modo a capo del complesso rapporto che li ha destabilizzati per tutta la vita? E come entrerà a far parte dell'equazione l'ex giocatore ed ora a sua volta scout Johnny, inesorabilmente attratto dalla figlia dell'uomo che fu il suo scopritore?
Io davvero non posso, non posso non voler bene a Clint Eastwood.Anche quando non si parla di lui dietro la macchina da presa - dove da il meglio, senza dubbio -, quando a ottantadue primavere suonate riesce ancora a sorprendermi arrivando a piangere in una scena, quando decide contro tutti i pronostici di tornare al mestiere dell'attore facendo un favore al collaboratore di lunga data Robert Lorenz, al suo esordio come regista dopo anni passati a fargli da ombra sul set.Anche quando è protagonista di un film che più classico e telefonato non si potrebbe, e che nell'ambito del baseball perde nettamente il confronto con lo splendido Moneyball uscito ad inizio anno, ma che riesce ad entrarti dentro senza bisogno di altro che non sia semplicità, come un vecchio amico con il quale non abbiamo bisogno di parlare, ma solo sederci e bere qualcosa, senza alcuna spiegazione di sorta.Di nuovo in gioco è una dichiarazione d'amore che passa attraverso regia, interpretazioni, script e pubblico come una palla lanciata nel momento clou di un match e finita dritta dritta nel guantore del ricevitore: strike decisivo e tutti a casa.E' come un atto di fede, che non si preoccupa troppo del fatto che il vecchio Clint riproponga quasi completamente il suo indimenticabile Walt Kowalski di Gran Torino - e che riesce comunque a sfoderare nuove perle come quel "vattene prima che mi venga un infarto cercando di ammazzarti" all'indirizzo del tizio pronto a provarci con sua figlia dopo aver perso con lei a biliardo -, che le dinamiche dei problemi tra Gus e Mickey o la storia della stessa con il solare Johnny - un uomo diverso in tutto e per tutto da quello che era il suo genitore, ma mosso da una passione simile per il baseball e la vita - non siano approfondite come se dietro la macchina da presa ci fosse l'attore "dalle due espressioni", che anche quando le cose cominciano a mettersi davvero male saremo sempre sicuri di un lieto fine che possa rimettere tutto a posto: Di nuovo in gioco va preso così com'è, e goduto dal primo all'ultimo minuto come i film che passavano in tv quando eravamo bambini ed eravamo liberi di emozionarci e sentirci partecipi di qualcosa di più grande della quotidianità, anche se era quotidianità, di fatto, anche quella che ci veniva mostrata sullo schermo.Uno di quei titoli che, se fosse stato girato vent'anni fa, avrei visto e rivisto in videocassetta fino a consumarne il nastro, immaginandomi Gus come un nonno solo apparentemente terribile, e poi di essere il Rigo che lancia quella palla curva pronta a creare tanti problemi al borioso avversario di Clint nella lotta per quella scelta sul draft, o Johnny, proiettato con irruenza e faccia di bronzo verso la conquista di Mickey, una donna cazzuta e tosta come quelle che mi sono sempre piaciute, e così via.Ora, che sono cresciuto e posso solo pensare che, un giorno, potrò essere un vecchio dedito al peperoncino, all'alcool e alle parolacce come il protagonista della pellicola e mi sentirò libero di dire quello che penso e come lo penso sempre e comunque, Di nuovo in gioco mi arriva dritto dentro come un massaggio all'anima, di quelli che fanno sperare che, nonostante tutto, prima o poi ognuno dei "giusti" avrà la possibilità di dimostrare che quel "problema con la curva" - traduzione del titolo originale, a dire il vero e come al solito decisamente più sensato dell'adattamento italiano - è la conclusione che ci vorrebbe un pò più spesso nella vita.Quella conclusione che permette agli stessi giusti di prendersi il loro tempo di pensare, e di stare loro, per una volta, con il coltello dalla parte del manico.O più semplicemente, godersi la vita o andare a prendere il bus.
MrFord
"You are my sunshine, my only sunshine
you make me happy when skies are gray
you'll never know dear, how much I love you
please don't take my sunshine away."Johnny Cash - "You are my sunshine" -
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