di Daniela Domenici
Oggi due episodi avvenuti in due luoghi diversi del “nostro” carcere mi hanno commosso e voglio condividerli con voi.
Il primo è avvenuto nelle cucine, sempre durante la visita ispettiva; ho visto che tra i detenuti-lavoranti ce n’era uno alto e con la pelle nera corvina, mi sono avvicinata e ho riconosciuto (e anche lui mi ha riconosciuta subito) quel detenuto del Senegal che durante una delle tante volte che abbiamo fatto cineforum un giorno mi ha dato una lezione estemporanea su di un insegnamento del Corano che mi è rimasta impressa e che mi ha fatto capire perché i detenuti musulmani più credenti mi salutavano, ogni volta che ci vedevamo, con la mano destra sul petto. E oggi io, memore di quell’insegnamento, l’ho salutato così e lui ha sorriso senza parlare e ha ricambiato il saluto allo stesso modo.
L’altro momento per me emozionante è stato quando durante la visita siamo andati in una delle sezioni da poco riaperte dove sapevo che c’è uno dei detenuti con cui, in quei due anni, abbiamo stretto un legame di stima e affetto oltre al fatto che ho pubblicato nel mio sito tante sue poesie e due fiabe; volevo riabbracciarlo dopo tanti mesi e quando mi ha visto apparire davanti alla sua cella è stata così tanta la sua emozione che non finiva di ripetermi “che splendida sorpresa che mi hai fatto, grazie”.