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Il romanzo in questione è "Di pietra e di luna" scritto da Nadia Bertolani, una storia ambientata a Mavezia, in un'atmosfera surreale e misteriosa.
Ma facciamoci raccontare di più da uno dei protagonisti, Antonia...
Antonia, tutto ha inizio con la morte di tua madre. Vuoi cominciare raccontandoci come questo evento drammatico ha cambiato la tua vita?
Ah, ti sbagli, in realtà la mia vita era cambiata quindici anni prima, quando me ne ero andata da casa. Con la morte di mia madre e il mio ritorno a Mavezia il tempo si è fermato, anzi ha camminato all'indietro, è risalito all'origine di tutti i cambiamenti e ho ritrovato tutto uguale a se stesso, immobile: la città, la casa, i mobili, le ombre, il grigiore... Insopportabile, insopportabile. Ma sarei dovuta tornare ugualmente. Lui, Byron, era diventata una minaccia, un'ossessione, un pericolo per me e per Anapi. Perciò, vedi? La morte di mia madre fa parte del cambiamento, non ne è il motore principale. Ti dirò di più: proprio quando ho scoperto di avere bisogno di lei, lei di cui ho sempre rifiutato gli abbracci, mi è venuta meno... Non è stata una madre ineccepibile, sai? Non ti puoi immaginare quante bugie ci ha raccontato, quante reticenze, quanti silenzi... Non è stata la sua morte a cambiarmi la vita, se mai è stata la sua vita stessa, quella segreta, quella occultata, a sovvertire la mia esistenza e le mie certezze quando sono venuta a sapere...
E quando sei arrivata a Mavezia, dove mancavi da molto tempo, ti sei ritrovata anche ad affrontare tuo fratello, Luca... che rapporto hai con lui?
Ah, il mio ineffabile, indolente gemello morbido e biondo! E' anche da lui che sono fuggita. Il protettivo e serioso Professore già vecchio prima ancora di diventare adulto, che mi giudicava, che mi censurava, che non capiva... Non ha mai capito niente del resto... E' uno senza immaginazione, spento, che ha respirato fino in fondo tutta l'aria ammorbata che girava per casa. Uno che non si tuffa nella vita. Uno che rispetta le regole. Era lui, quando eravamo bambini, quello più pieno di paure, quello fragile come una porcellana. Ma se devo essere giusta, ha accolto Anapi, il mio bambino, con una tenerezza che mi ha commosso mio malgrado. Ho un rapporto contraddittorio con lui. Siamo diversi. Nessuno ci direbbe gemelli. Siamo cresciuti senza padre e quando dico senza padre intendo senza neppure "il nome" di un padre. Ah ah, lasciami ridere, eravamo figli dell'Innominato. Questo per darti un'idea di chi fosse Ilaria, nostra madre. Mai, mai è uscita dalla sua bocca una parola di spiegazione. "Non è importante, - diceva, - stiamo bene noi tre, non è importante..." E Luca si è sempre piegato, ha sempre accettato senza protestare.
Un misterioso taccuino è legato alla tragica scomparsa di tua madre: cosa puoi rivelarci sul suo segreto?
Mi spiace, non so nulla di questo taccuino... Penso si tratti di una specie di diario... So che l'ha trovato Anapi in mezzo ai libri, ma non l'ho mai letto. Anapi se lo teneva stretto stretto. E' un bambino speciale, Anapi, lo sai? E' bellissimo. Ma non parla. Ha quattro anni. Bisogna trattarlo con delicatezza, con cautela. Non bisogna spaventarlo. Teneva stretto questo taccuino e io non ho mai tentato di prenderglielo. Adesso non si trova più. Forse ce l'ha Luca.
Un incontro, inoltre, ha segnato il tuo cammino, l’incontro con uno scrittore... Cosa rappresenta per te questa persona?
Ah, il grande scrittore di successo, l'inventore di trame da best-seller, il Narciso della letteratura. E' venuto una sera a presentare il suo ultimo romanzo nella libreria dove ho trovato lavoro appena arrivata. E' stato grazie a Luca, devo ammetterlo, che mi hanno assunto anche se ero senza esperienza. Bene, ti dicevo... Arriva questo uomo maturo ma ancora piacente, questo Aimone Fieschi, che per tutto il tempo della presentazione non fa altro che guardarmi. Non l'avrei degnato di attenzione se non fosse stato per... Insomma, sta' a sentire: a mano a mano che viene illustrata la trama del romanzo, mi rendo conto che c'è qualcosa di strano. Per prima cosa la storia si svolge a Venezia e racconta dell'arrivo di una bambina inglese, Mary, che nel 1910 sbarca nella città lagunare, subisce i bombardamenti della Prima Guerra, si sposa e ha due figli, un maschio e una femmina di nome Virginia. Guarda guarda, mi sono detta. Sarà una coincidenza che mia nonna si chiamasse Virginia e la mia bisnonna, inglese, si chiamasse Mary? Abbiamo ancora in casa un piccolo busto di bronzo che le era appartenuto, una Medusa un po' inquietante... Io non credo alle coincidenze. Alla fine della presentazione mi sono portata a casa lo scrittore sotto gli occhi scandalizzati di Luca. Luca! C'era anche lui in libreria, ma niente... non si è accorto di niente! Per fortuna lo scrittore ha accettato di buon grado di parlare di sé e di bere. Whiskey. E così ho saputo! L'ultimo grande successo del tanto celebrato scrittore era frutto di un furto. La storia non gli apparteneva! La storia era quella della nostra famiglia. E chi credi che gliel'avesse raccontata la bellezza di trent'anni fa? Brava! Ilaria! Mia madre. Una settimana d'amore hanno vissuto e lui non si ricordava neppure il suo nome. Aveva davanti a sé una figlia di cui ignorava l'esistenza e avrebbe cercato di sedurla se il whiskey non glielo avesse impedito. L'ho ascoltato allibita. Sapeva più lui del nostro passato di quanto sapessi io. Sapeva che Virginia era stata ricoverata in manicomio dopo aver partorito una bambina di cui non si conosceva il padre. Ti rendi conto? Pare che nella mia famiglia abbondino ragazze madri e disturbi mentali... E di tutto questo mia madre non ci aveva detto nulla.
Gli eventi ti porteranno a scoprire la verità sulla tua famiglia... come hai affrontato questa verità?
Non voglio più saperne di Aimone Fieschi né di Luca... Me ne andrò di qui. Ancora. Un'altra volta.
Altre figure femminili giocano un importante ruolo per te: Ilaria, tua madre, e Virginia, autrice di un misterioso diario... Cosa vi accomuna e cosa vi allontana?
Qualcosa in comune? Vorrei risponderti: nulla. Disprezzo le persone deboli. Disprezzo la sfortuna, il male, l'infelicità. Ma questa intervista è una specie di macchina della verità, non è così? Allora ti confesso di aver partecipato, anch'io come loro, Ilaria e Virginia, a un gioco bello e terribile. Io, la caparbia, la capricciosa, io che ero passata da un amore all'altro con disinvoltura, a Monaco ho perso me stessa. Io che avevo padroneggiato tutte le vertigini, ho conosciuto il male oscuro, il calore dell'amore che scioglie come cera la volontà, la dignità, l'orgoglio. Lui mi diceva: "Ci sono cose dentro di me che terrorizzerebbero chiunque anche solo a sognarle." E poi aggiungeva: "Sto citando Lord Byron. Lo sai chi è Byron, mio delizioso pleonasmo?" Ero arrivata a un punto tale di avvilimento... Ho avuto un figlio da lui. Da Davide detto Byron. E sono fuggita. Me ne andrò ancora. Sai, solo da nomadi si vedono le albe per quel che sono davvero.
Ultima domanda all’autrice: il titolo di questo romanzo riconduce alle donne di pietra e di donne di luna... ce ne spieghi il significato?
A mano a mano che prendevano vita, quasi indipendentemente da me, le figure femminili mi si svelavano come appartenenti a due categorie opposte e distinte. Mary e Ilaria sono due madri aride e infelici, Antonia e Virginia sono due ragazze eccentriche, fantasiose, instabili. In una parola, lunari. E mi sono resa conto che i loro opposti caratteri avevano un riscontro nelle descrizioni che Ruskin aveva fatto di Venezia: una città di acqua e di pietra. E questa doppia natura di Venezia, dove si svolge l'antefatto della storia, ha cominciato a invadere le pagine e da allora in poi è stato tutto un susseguirsi frenetico di rimandi, di concatenazioni e di allusioni La doppia luna di Venezia, quella in cielo e quella riflessa nella laguna, si è riversata nel doppio dei gemelli Antonia e Luca, nel doppio dei due padri sconosciuti, e nella doppia configurazione di Mavezia nuova e Mavezia vecchia. Le pietre di Venezia sono diventate il correlativo oggettivo dell'indurimento di Mary che per sopravvivere allo strazio dei feriti della Guerra si corazza di uno scudo di cinismo che non la salverà. Non si salverà neppure Virginia, e a lei ho dedicato la pagina in cui immagino la discesa della sua omonima Virginia Woolf nelle acque dell'Ouse non carica di pietre, ma di una sola adularia chiamata la "pietra della luna". L'acqua e la luna, sempre in continua metamorfosi, sempre in movimento, come le sensibilità di Antonia e Virginia. La pietra, immobile, insensibile, a cui ci condanna lo sguardo della Medusa quando cerchiamo di difenderci a oltranza dai colpi inferti dalla vita e dall'amore. Donne di pietra e donne di luna. Da amare.
Grazie a Nadia Bertonali per questa bella intervista. Per acquistare il suo romanzo vi invito a visitare il sito ilmiolibro.it. Ricordo inoltre che Nadia è autrice anche di un altro romanzo, "L'uccellino di Maeterlinck", che trovate qui.
DI PIETRA E DI LUNAdi Nadia Bertolaniilmiolibro.it
A Mavezia, città doppia e surreale, Ilaria ha vissuto nascondendo per anni un taccuino segreto. Quando decide di bruciarlo, un incidente mortale glielo impedisce. Lo troverà casualmente il figlio Luca, grazie ad Anapi, il bambino autistico della sorella gemella Antonia giunta da Monaco di Baviera. E' il diario allucinato e struggente di una giovane donna. Luca scoprirà che si tratta della storia di sua nonna Virginia e della madre di lei, Mary, che né lui né la sorella hanno mai conosciuto: una vicenda tremenda e tenuta nascosta. Accanto a Luca e ad Antonia si muovono personaggi non secondari: Byron, il padre di Anapi, Aimone Fieschi, uno scrittore in crisi, Sara, una collega di Luca. E un oggetto ereditato: una Medusa di bronzo.
L'Autore
Nadia Bertolani è nata a Mantova e vive in provincia di Parma.
E’ stata insegnante di Lettere in un Istituto d’Arte e attualmente si dedica alla scrittura.
Ha pubblicato il suo primo romanzo ( “L’uccellino di Maeterlinck” Tre Lune edizioni) nel 2002.
“Di pietra e di luna” è il suo secondo romanzo.
Ha vinto con “Toccata e fuga” il Premio di Noale per il Concorso “La Parola alle Donne, II edizione”.
Scrive recensioni e articoli di critica presenti nei cataloghi d’arte.
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