2061 un anno eccezionale
Di Pietro: “Sta sbocciando la rivolta sociale”
E Obama non ringrazia l’Italia nelle mani
di un Silvio ossessionato dal sesso
E la Lega grida che vuole la secessione
ma non conosce la Costituzione italiana
di Iannozzi Giuseppe
Antonio Di Pietro in questo periodo di profonda crisi sociale e politica, economica e della Pubblica amministrazione, parla chiaro e tondo: “Prima che ci scappi il morto, mandiamo a casa questo governo”. Sulle colonne del suo blog: “Il governo e la sua maggioranza parlamentare non ci sono più. Domani sarà la cartina di tornasole per verificare se in Parlamento c’è ancora qualche parlamentare di maggioranza che ha un po’ di dignità e di onore”. Al di là di quelle che “censura come anomalie sul piano del diritto processuale penale”, il leader dell’Idv sottolinea “la grande responsabilità politica di un governo che non ha più nulla da dire o da dare e che, chiuso nel suo bunker e che pensa di poter ancora governare il Paese mentre nel Paese sta sbocciando la rivolta sociale”.
Di Pietro specifica: “Domani avremo a che fare con la richiesta di una misura cautelare, cioè mandare in carcere l’on. Milanese, un deputato che prima era un alto ufficiale della Guardia di Finanza e che è accusato di reati gravissimi contro la Pubblica amministrazione dalla Procura di Napoli. Il Parlamento deve decidere se dare l’autorizzazione all’arresto o meno. È agli atti che non v’è alcun fumus persecutionis, né alcun intento persecutorio. Lo ha dimostrato ancora ieri il gip di Napoli, dicendo che, a seguito delle ulteriori indagini svolte, si è accertato che le dazioni di pagamento sarebbero avvenute a Roma e che, quindi, è Roma la Procura competente. Domani però si rischia che la decisione del Parlamento venga assunta non per motivi di legge ma per motivi politici, ‘siccome sei un parlamentare, noi non diamo l’autorizzazione all’arresto’. Il problema, come vedete, non è solo Milanese. Il problema è la degenerazione di questo Parlamento, di questa maggioranza parlamentare e del suo governo che, mentre il mondo brucia, mentre l’Italia va a pezzi, mentre il Paese ha bisogno di interventi urgenti in materia economica, sociale, di rilancio della produzione industriale e di diritti civili, tiene impegnato il Parlamento per dire no all’arresto di un deputato accusato di essersi macchiato di gravi reati. Tiene impegnato il Senato per dire che il presidente del Consiglio non può essere processato perché Ruby Rubacuori, ai suoi occhi, era la nipote di Mubarak e, quindi, per salvare la dignità di un capo di Stato, non voleva che fosse arrestata. Tiene impegnato il Parlamento per il ‘processo lungo’, cioè per fare delle regole affinché i processi non arrivino mai a sentenza e i delinquenti stiano sempre fuori, perché questo serve a Berlusconi nel processo Mills. Tiene impegnata l’Aula per ridurre o eliminare le intercettazioni telefoniche come strumento di investigazione”.
Anche l’America di Barack Obama dimentica l’Italia (e come dargli torto?): parlando della missione in Libia il presidente ringrazia tutti i paesi, dalla Lega Araba alla Tunisia, dall’Egitto alla Francia, dalla Danimarca alla Norvegia fino al Regno Unito. Barack Obama non cita l’Italia. Troppo imbarazzante ringraziare un paese che è oramai in mano a un Premier che non riconosce la Costituzione italiana, che è coinvolto in un numero imprecisato di processi con accuse pesantissime e che vorrebbe addirittura chiamare in piazza gli italiani contro la Magistratura per i suoi personalissimi interessi. L’Italia è oramai vicinissima a fare la stessa fine della Grecia, se non addirittura una ben peggiore: ma la maggioranza (comprata) al Parlamento continua a sostenere con arroganza tirannica che tutto va per il meglio. Le vantate “imprese” di Silvio mettono l’Italia in ginocchio sia sotto il profilo politico sia sotto quello delle Borse. Il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda chiede spiegazioni al ministro degli Esteri Franco Frattini: “Berlusconi è responsabile del nostro isolamento internazionale”.
Ma la Lega Nord grida ‘secessione’: “Il popolo è sempre sovrano e quindi è l’unica figura che è sempre sopra il Capo dello Stato”. Così, ieri 20 settembre 2011, il capogruppo della Lega alla Camera Marco Reguzzoni ospite di Maurizio Belpietro su Canale 5. Ed ancora: “Per principio e anche per doveroso rispetto non commentiamo mai le dichiarazioni del Capo dello Stato. Bossi però a Venezia ha fatto riferimento alla necessità che si possa esprimere il popolo, il popolo è sempre sovrano e quindi è l’unica figura che è sempre sopra il Capo dello Stato. Il popolo ha sempre diritto di dire la sua”. Non contento su Sky tg24, Reguzzoni ribadisce: “La stessa espressione ‘capo dello Stato’ pone il presidente della Repubblica al di sopra della gerarchia istituzionale. Sopra di lui però esiste il popolo, le parole di Bossi erano dirette a rivendicare il diritto di potersi esprimere. Credo che questa sia un’affermazione di eccezionale senso democratico; direi che quasi in tutti i Paesi del mondo, quando c’è una diatriba e c’è un referendum alla fine è il popolo a dover decidere. Le mie parole non devono essere male interpretate, non c’è alcun riferimento alla figura di Giorgio Napolitano, che riteniamo una figura apprezzabile sia nella persona sia nei modi con cui ha voluto condurre e sta conducendo il suo difficile incarico. Il riferimento è solo a una questione di democrazia ed è un principio che la Lega ha sempre detto: il popolo è sovrano e deve potersi esprimere su qualsiasi argomento e dopo l’espressione del popolo non c’è più un politica che possa dire qualsiasi cosa”.
Il portavoce dell’Idv, Leoluca Orlando: “Reguzzoni dimostra di non aver letto la Costituzione e dimostra altresì tutta la sua ignoranza. Il suo richiamo al popolo, per giustificare le farneticanti dichiarazioni del ministro Bossi che ha invocato la secessione, è una toppa peggiore del buco. L’articolo uno della Costituzione impropriamente richiamato dal capogruppo leghista spiega che ‘la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione’. Reguzzoni studi di più e il Carroccio la smetta di contestare il Capo dello Stato nel suo ruolo di supremo garante della Costituzione”. E il presidente del Gruppo Idv al Senato, Felice Belisario: “Le affermazioni dell’on.le Reguzzoni sono di una gravità assoluta, tanto da configurarsi come vilipendio al Capo dello Stato. I leghisti, anziché riflettere sul monito del presidente della Repubblica, sferrano un attacco senza precedenti al vertice delle Istituzioni: hanno veramente passato il limite della decenza. Che il popolo sia sovrano non ci sono dubbi, ma un referendum per la secessione non è neanche immaginabile”.
Se il popolo è sempre sovrano, allora il popolo grida e grida a voce alta che non vuole nessuna secessione leghista.
Se i leghisti di Umberto Bossi vogliono indire un referendum per una fantascientifica possibilità d’una secessione, allora che paghino di tasca loro tutti i costi di tale inutile operazione e non osino chiedere agli italiani né allo Stato di finanziare le loro smanie secessionistiche. Chiedano invece i soldi alla loro Padania, che non esiste.