Nota - Metto subito in chiaro che questo post non è certo un attacco né alla conduttrice, che è una creatura stupenda, oltre che una valida professionista, né alla trasmissione, che è comunque un baluardo di televisione pulita e interessante. Piuttosto questo programma mi ha fornito il pretesto per parlare di questo tema e per far notare come anche il miglior mainstream ci dia quasi sempre un'informazione parziale, in questo caso nel senso di «incompleta», su argomenti così importanti.
Nella puntata di Alle falde del Kiliangiaro di domenica 22 gennaio, Licia Colò ha ospitato due ex-prigionieri dei pirati somali. Nell'introdurre l'intervista, la dolcissima presentatrice, veronese come il creatore di Sandokan, col candore che da sempre la contraddistingue, sottolineava fin da subito che questi pirati non hanno nulla a che fare con quelli letti sui libri di Salgari, ma che sono, al contrario, criminali senza scrupoli, senza morale e senza altre ragioni che non fossero la sete di guadagno. Segue poi il terribile racconto delle due vittime, che non può non suscitare empatia e solidarietà. Uno dei due spiegava questo fenomeno col fatto che questi pirati vengono da una regione in cui regna da anni il caos, in cui esiste solo la legge del più forte. Tutto vero, ma non è tutto.
Leggo ad esempio in un articolo di Massimo Fini, uscito sul Fatto Quotidiano del 22 dicembre 2011 e dall'inequivocabile titolo di Elogio della filibusta, che questi bucanieri:
«Sono in maggior parte ex pescatori, rovinati proprio da quelle petroliere che con il loro passaggio e i loro sversamenti hanno devastato il mare e impoverito la sua fauna.»La testata online iljournal.it dedica diversi articoli all'argomento, tra cui uno dal titolo Chi sono i pirati somali (11/10/2011) in cui si attribuisce l'impoverimento di questi pescatori alla pesca intensiva compiuta dalle navi straniere e allo sversamento in queste acque di rifiuti tossici provenienti dai paesi industrializzati. Proprio di questi traffici si stava occupando Ilaria Alpi, quando fu assassinata: pare avesse scoperto gravi responsabilità da parte di alcune istituzioni italiane e di settori dell'esercito e dei servizi segreti. In un altro articolo apprendiamo fin dal titolo che I pirati somali creano ricchezza e benessere (13/01/2012): citando un'inchiesta britannica, si riferisce che la pirateria
«sta creando ricchezza e sviluppo in intere aree della Somalia, in particolare nella regione semiautonoma del Puntland, dove la pirateria gode di una vasta rete di complicità (...) si nota con evidenza come dal 2000 siano state ricostruite e migliorate di qualità le case. E come la cittadina di Garowe, in Puntland, abbia raddoppiato la sua area, sviluppando l’edilizia abitativa, quella industriale e le infrastrutture. Dalle foto notturne dallo spazio emerge in particolare un netto aumento dell’uso dell’energia elettrica, con il moltiplicarsi della luce artificiale, un chiaro indicatore di benessere. E tutto questo malgrado il generale impoverimento del resto della Somalia, preda di guerra civile e di carestie.»
Torniamo adesso Alle falde del Kiliangiaro. Terminata l'intervista, la trasmissione prosegue parlando proprio di questi argomenti. Si parla della petroliera della British Petroleum affondata l'anno scorso nel Golfo del Messico. Licia denuncia giustamente il fatto che i responsabili abbiano ricevuto "buoni uscita" milionari ed ora stiano meglio di prima. Continua poi con un'interessante intervista a Riccardo Iacona, in cui si parla di inquinamento e di rifiuti tossici occidentali sversati nel Terzo Mondo, ma del legame inquinamento-pirateria non se ne parla.
Sulla catastrofe petrolifera del Golfo del Messico, la Colò pronuncia una frase: «Immagino che più di un pescatore si sarà ucciso»... Appunto dolcissima Licia: purtroppo, in certe situazioni, non resta che uccidersi o fare il pirata.