Magazine Diario personale

Di psiche, ultime perle e disgusto

Creato il 27 settembre 2015 da Pontomedusa @Pontomedusa

Inside-Out-Movie-Poster

Avvertenza: questo post contiene SPOILER, che lo rendono più aerodinamico, quindi attenzione ai colpi d’aria, che poi vi viene il torcicollo.

Quando uscirono i primi trailer di Inside Out, la prima cosa a cui pensò Pontomedusa fu Herman’s head, telefilm che la piccola Pontomedusa guardava il pomeriggio su Rai Tre anziché fare i compiti. Le sembrava un chiaro omaggio e pensò semplicemente che il film della Pixar lo avrebbe visto volentieri.

herman

Nella testa di Herman vivevano Lussuria, Ansia, Sensibilità e Razionalità.

Ma il Popolo della Rete la pensava diversamente. Evidentemente, era composto di persone che, da ragazzi, il pomeriggio facevano i compiti, perché passò dal celebrare il film per l’originalissima idea di base a insultarlo come copione quando finalmente qualcuno fece presente l’esistenza del vecchio telefilm.
Adesso lo hanno scritto anche su Wikipedia, quindi la transizione è completa.

Visto che non si poteva più celebrare il film per l’originalità dell’idea della Psiche rappresentata da varii personaggi, ma poiché per la Pixar bisogna fare il tifo a prescindere, ecco tutti ad applaudire per il profondo messaggio del film: la Tristezza serve per apprezzare la Felicità.

Ah, questo sì che è un messaggio nuovo e mai sentito! Ah, tranne che Pontomedusa, ancora bambina, lo aveva trovato in una favola di Andersen che ancora adesso ama copia/incollare nei commenti dei messaggi tristi su Facebook, sicura che nessuno leggerà fino in fondo e quindi l’amico di turno non capirà mai perché cacchio Pontomedusa si metta a scrivere favole a commento del suo post su quanto si senta depresso perché è finita l’ultima stagione di The walking dead.

La favola si chiama L’ultima perla, e la copio/incollo anche a voi, così potete ignorarla e saltare subito alla fine del corsivo per leggere il finale del post:

Era una casa ricca, una casa felice; tutti, padroni, servitori e amici, erano contenti e beati, perché quel giorno era nato un erede, un maschietto, e madre e figlio stavano bene.

Lo spirito tutelare della casa stava a capo del letto, e sopra il bambino, attaccato al seno della madre, si stendeva come una rete di stelle lucenti e preziose: ciascuna di esse era una perla di felicità. Tutte le buone fate della vita avevano portato i loro doni al neonato, e lì risplendevano la salute, la ricchezza, la felicità, l’a­more, in breve, tutto quel che gli uomini possono desiderare su questa terra.

– Tutto è stato portato in dono! – dichiarò lo spirito tutelare.

– No, – replicò una voce lì vicino, quella dell’angelo custode del piccolo. – Una fata non ha ancora portato il suo dono, ma lo porterà, dovessero anche passare degli anni, lo porterà. Manca l’ultima perla!

– Manca? Ma qui non deve mancare nulla, e se è vero quello che dici, cerchiamo quella fata potente, andiamo da lei!

– Sei tu a volerlo, – disse l’angelo custode del bambino. – Ti porterò da lei, dovunque essa sia!

E sì librarono, tenendosi per mano, verso il luogo dove si trovava in quell’attimo la fata che cercavano.

In mezzo alla stanza c’era una bara scoperchiata; in essa riposava il cadavere di una donna ancora nel fiore degli anni.

– Dove mi hai condotto? – chiese lo spirito. – Qui non c’è nessuna fata la cui perla sia tra i doni più belli della vita.

– Ora essa è qui, proprio in questo sacro momento, – assicurò l’angelo custode, indicando un angolo.

Lì sedeva ora una donna straniera, con un ampio e lungo vestito, la fata del dolore; ora era lei la padrona, la madre, al posto della morta. Una lacrima ardente le cadde in grembo e si tramutò in una perla risplendente di tutti i colori dell’arcobaleno; l’angelo l’afferrò e la perla scintillò come una stella dal semplice splendore.

– La perla del dolore, l’ultima, quella che non può mancare! È lei che moltiplica lo splendore e la potenza delle altre.

Ma alla fine, il film è bello? Ma sì che è bello, e anche commovente. E forse vi chiederete, ma quale emozione guiderà mai nel cervello di Pontomedusa?

Disqust_InsideOut_281

Buonasera, sono Pontomedusa, sono una pheega spaziale ma continuo ad incontrare pirla, ormai faccio la collezione, spero di finire presto l’album così magari finalmente ne incontrerò uno decente!

E’ trendy, carina, sarcastica, l’unica sana di mente in un mondo di pazzi in delirio, e ha pure gli occhi verdi. Eh sì, Disgusto è la versione psichica di Pontomedusa.


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