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Di quando un folletto e un computer hanno di che parlare

Creato il 05 aprile 2012 da Emanuelesecco
Di quando un folletto e un computer hanno di che parlare
Un'altra giornata è finita.
Un'altra giornata fatta di università, libri, caffè al bar, quattro chiacchiere con i compagni di corso e autobus è terminata.
Come in ogni giornata infrasettimanale la sera la passo al computer facendo ricerche, scrivendo o semplicemente guardando un film cazzeggiando alla grande. In questo modo lascio un po' da parte il sonno, ma alla fine è l'unica soluzione se voglio avere la possibilità di farmi un po' di cazzi miei dopo una lunga giornata passando a imparare.
Distrattamente guardo l'ora. Cazzo! Sono le due di notte. La fine del cazzeggio ormai è giunta, meglio andare a dormire.
Spengo il computer, lo stereo e la lampada da tavolo. Mi stendo a letto, tranquillo e pacioso, e leggo qualche pagina di uno dei numerosi libri che affollano il comodino. Mezz'ora dopo spengo la luce e mi metto finalmente a dormire.
Pace. Silenzio. Ancora per qualche ora finché non mi toccherà iniziare una nuova giornata.
DUENDE: Ehi, ci sei?
DORIAN: Certo che ci sono, dove vuoi che vada. Mica c'ho le gambe.
DUENDE: Sì, sì... lo so bene. Pensa che io le gambe le avrei anche, ma 'sto cazzo di supporto per farmi stare in piedi mi impedisce anche di fare due passo dopo aver lavorato.
DORIAN: Perché, tu lavori?
DUENDE: Certo, cosa cazzo credi che ci stia a fare qua tutto il giorno?
DORIAN: No, scusa, è che io sono completamente nuovo di qui. Devo ancora abituarmi alla scrivania del padrone.
DUENDE: So benissimo cosa si prova. Anche se, a dire la verità, l'unica cosa che mi preoccupa in questa vita di immobilità è non perdere il lavoro.
DORIAN: In che senso?
DUENDE: Vuoi dirmi che non sai di cosa sto parlando?
DORIAN: In effetti no.
DUENDE: Te lo spiego: io, a detta del padrone, sono quello che dà ispirazione agli scrittori (o musicisti che siano).
DORIAN(facendo una rapida ricerca): Ah, giusto, tu sei quello a cui sono stati dedicati un sacco di post compreso questo.
DUENDE: Esatto, sono il famoso Duende nominato anche da Lorca.
DORIAN: Che figata!
DUENDE: Eh, non direi.
DORIAN: Come no. Tu sei quello senza il quale il padrone non potrebbe nemmeno scrivere il più banale dei suoi post; senza contare una qualsiasi feccia di racconto.
DUENDE: Sì, fino ad ora. Posso essere completamente sincero con te?
DORIAN: Sei il più anziano tra i due. A dirla tutta mi sorprende il fatto che tu non ti faccia dare del voi da un giovincello come me.
DUENDE: Avevo quasi la tentazione di fartelo fare, poi ho deciso che non è così che funziona su questa scrivania. Comunque, stavo dicendo.
DORIAN: Sì, continua.
DUENDE: Sono preoccupato da te.
DORIAN: Da me?
DUENDE: Lasciamo finire. A Cupertino non te la insegnano l'educazione?! Stavo dicendo, sono preoccupato da te. Tu non sei una semplice novità (come ce ne sono state tante con il passare degli anni), tu per il padrone sei La Novità. Non so se sono stato abbastanza chiaro.
DORIAN: In effetti no.
DUENDE: Uff... odio ripetermi. Non ti sei ancora reso conto che tu sei stato un suo sogno per molto, forse troppo, tempo? Adesso sembra essere accecato da te e dalla tua bellezza. Sembra che non gli importi più di niente oltre che di te. E questo mi fa paura. Ho paura di non sentire più la sua voce che chiede il mio aiuto, ho paura di non essergli più utile in alcun modo.
DORIAN: Ma non devi...
DUENDE: Lasciami finire, cazzone pieno di arie. Ora per lui tu sei tutto, il suo strumento di lavoro definitivo. Lo so, glielo leggo negli occhi. Ti ha comprato proprio per questo, e mi trovo ad essere geloso del suo intelletto, dei suoi pensieri e provo una nostalgia assassina per quei lunghi dialoghi che ci facevamo. (comincia a piangere)
DORIAN: Posso parlare ora?
DUENDE (voce rotta dai singhiozzi): Possibile che tu non riesca a capire quando un vecchio folletto ha bisogno di rimanere in silenzio a piangere su ciò che gli rimane del suo glorioso passato?
DORIAN: Posso?
DUENDE: Uff... se proprio devi.
DORIAN: Grazie. Posso dire solo una cosa: so di essere nuovo e bello, e anche molto utile. Non che io me ne vanti, ma è così. Però non penso che il padrone sia così sprovveduto da metterti da parte in mio favore. Tu sei una parte importante del suo passato, presente e perfino del suo futuro.
DUENDE (asciugandosi gli occhi): Dici sul serio?
DORIAN: Certo. Noi possiamo essere una grande squadra. L'importante è che ognuno sia ben conscio sia della propria utilità che dei propri limiti. Dobbiamo fare il bene del padrone, quindi non dividiamoci proprio ora che è riuscito a formare una grande squadra.
DUENDE: E quale sarebbe questa grande squadra?
DORIAN: Noi tre ovviamente.
DUENDE: Mi piace...
Quella notte Dorian e il Duende dormirono tranquilli. Il più vecchio dei due sognò un grande futuro per il suo padrone, ma solo dopo aver fatto una buona spipacchiata in vista del sonno.
Quella notte tutti e due dormirono tranquilli. Il Duende con il suo solito, bellissimo e terribile sorriso stampato in faccia.
La mattina dopo decisi di sistemarli così. Che dite?
Di quando un folletto e un computer hanno di che parlare
Di quando un folletto e un computer hanno di che parlare
Siamo ridotti così male che anche un finto folletto fa pensieri riguardo alla vecchiaia ed esprime le sue paure riguardanti un possibile (ma impossibile) licenziamento prima del raggiungimento dell'età pensionabile.
Buona giornata a tutti!
E.

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