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Di quello che mi tira su

Da Dalailaps @dalailaps
Di quello che mi tira su
 Alzati, vestiti bene e vatti a fare una passeggiata. O comunque, qualsiasi cosa tu scelga di fare, non mettere te stessa nella condizione di non sentirti bene.
Questo è quello che una cara amica mi disse qualche anno fa. In effetti, quando qualche volta mi capita di sentirmi triste, sento ancora nitidamente nella mia testa la sua voce che pronuncia queste semplici parole.
Alzati…
Perché molte donne - e della categoria ogni tanto faccio parte anche io - quando stanno male si abbruttiscono, si piazzano sul divano/letto/poltrona con scorta di kleenex, film deprimenti (perché al masochismo non c’è mai fine) e scorta di gelato, patatine o comunque quello di più calorico c’è in casa. E invece ho imparato ad alzarmi, darmi una veloce restaurata alla faccia e rialzarmi in piedi. Magari a ballare e cantare come una deficiente col telecomando in mano a mo’ di microfono, giusto per ricordarmi che il mio essere buffa è una cosa che tira su anche me, oltre che i miei amici. Per dire, questa canzone è il risultato di uno di quei momenti (perdonatemi). 
Vatti a fare una passeggiata…
Chi è che l’ha scoperta sta cosa? Sembra banale, ma è una manna. Con me funziona soprattutto quando piove, e se il sole e la luna si stanno dando il cambio di turno acquisisce un ché di poetico.
Quando sto male mi capita di vedere le cose che mi accadono come se fossi su una Lamborghini diretta a massima velocità su una strada senza fine. Ecco, quello è il momento di uscire, a piedi preferibilmente.
Oppure di distrarmi intanto con WiiFit, fare un po’ di Kung Fu e sorridere perché il Mii di mio suocero è la sua fotocopia.
O comunque, qualsiasi cosa tu scelga di fare, non mettere te stessa nella condizione di non sentirti bene.
E questa è una di quelle frasi, di quelle parole, che possono cambiarti il modo di vedere la vita. Perché si sa qual è il potere della parole dette dalle persone a cui vuoi bene, no? Mi ha insegnato a non giudicare né le azioni né le persone che le compiono e cosa più importante a non giudicare o incolpare troppo me stessa. Mi ha aiutata a pensare che per quanto io ami controllare ogni ambito della mia esistenza, non posso farlo con tutto: posso soltanto controllare le mie reazioni, e starmene giorni con il muso non aiuta di certo ad uscire da quel tipo di voragine emotiva.
Così come ci sono altre cose che ho imparato a fare per sentirmi meglio.
Come prendermi una pausa dalla vita quando ne sento il bisogno, tipo un bagno bollente, più lungo possibile, con in sottofondo la musica di Rachel Portman; mettermi a respirare a fondo come mi dimentico troppo spesso di fare e farlo così a fondo da trovarmi a sbadigliare di continuo. Smetterla di comportarmi come un computer e tenere aperti mille processi pensosi. Cosa che una volta facevo: ero convinta che il multitasking fosse il modo migliore per non pensare a tutto ciò che mi appannava la ragione, finendo poi per fare male tre quarti delle cose perché la distrazione non faceva che peggiorare.
Quindi rallento e prendo nota delle cose – perché se si è annebbiati sulla memoria non si può contare e ancora di più se si ha una particolare inclinazione alla distrazione. Mi concentro soltanto su quello che ho di più importante, quelle cose che mi fanno ricordare quanto valgo. Bilancio solitudine e ricerca della mia voce interna con incontri, distrazione e supporto. Perché dalla gente si impara - eccome se si impara, la gente è ispirazione continua per il miglioramento - ma per uscire dal dolore bisogna trovare la forza da soli, partendo dall'evitare inutili paragoni. Cerco di trovare più spesso possibile dei motivi per sorridere sinceramente – non sopporto i Dai, fammi un sorriso!. Aspetto la notte, perché la notte mi fa sempre bene. Mentre il blu mi culla mi concentro sui benefici più che sulle difficoltà.
Sempre in tema di blu, torno alla mia amata Grado e passo ore standomene seduta più vicina possibile al mare. Il mare è sempre la migliore medicina per la mia anima. Cerco di darmi un minimo di disciplina, limiti e ordine - perché l’anarchia con me non ha funzionato più dopo i 6 anni - e al tempo stesso di dare una scossa alla routine. Di solito comincio col riordinare libri, fumetti e film. Dico di no: ho deciso di fare quello che voglio e non soltanto perché fa stare meglio gli altri – ci sono eccezioni, chiaramente. Diciamo che la decisione avviene chiedendomi Mi farà stare meglio? e se la risposta è No cerco di trovare altri modi per raggiungere il successo di stare meglio più di prima. Non mollo mai e mi concedo più pazienza del solito. La pazienza è quella che gioca a braccio di ferro col tempo. E alla fine vince sempre lei.     

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