Sì, sono tornato. A casa, in Via Ellero 25, di fronte a un alloggio in ristrutturazione con relativo scarico costante di materiali, trapani in azione, camion parcheggiati sotto casa; sotto i miei vicini del piano di sopra, vittime di due bimbi di 2 e 3 anni, particolarmente lagnosi e piangiolenti soprattutto di prima mattina e in tarda serata; di fianco a una famiglia rumena di incerto numero e composizione, formata da almeno due badanti, un meccanico o forse un camionista, un giovane tombeur de femmes forse studente o forse lavoratore part-time, la sua compagna dell'occasione – durata massima del rapporto: un mese – e un certo numero di bambini, da 1 a N, in rapporto alle feste e ai genetliaci.
Sì, sono tornato a casa e ne avrei fatto volentieri a meno... Anche se non ne voglio ai miei sovrabbondanti vicini. Né alla città che mi ospita da un numero impronunciabile di anni.
Ma io, tanto per dire, adoro i chiostri e la loro quiete.
e adoro l'architettura seicentesca. Con i trompe-l'oeil, falsi o anche veri, come qui, nel cortile del teatro di Ferrara.
Ma in realtà è tutta Ferrara ad avere un gusto stranamente anacronistico, una curiosa venatura di stranezza in equilibrio tra i suoi secoli d'oro e la sua natura di città di confine tra l'Emilia-Romagna e il Veneto. Altrettanto curiosa è la fissazione bellica di una città che è stata la capitale di un breve e piccolo impero...
... tanto da mettere un cannone d'epoca lungo più o meno tre metri davanti all'ingresso del castello. In mezzo alla città. E dove alcuni individui, al momento del mio arrivo, stavano duellando in abiti del '600.
Ferrara è però anche una città molto vivace, da un punto di vista culturale. In questo periodo c'è una mostra dedicata a Giorgio De Chirico, che trascorse a Ferrara un lungo periodo di convalescenza durante la prima guerra mondiale, in compagnia del fratello – Alberto Savinio – e dove conobbe Carlo Carrà e Filippo De Pisis.
Avete mai guardato con attenzione lo sfondo dei quadri di De Chirico? Io ho avuto la netta sensazione di riconoscere qualcosa di appena visto...
Ma Ferrara, nonostante il suo passato antifascista, ben raccontato in un interessantissimo volume edito dal Comune di Ferrara e dall'ANPI, diede i natali a un soggetto come Italo Balbo, paladino degli Agrari e della piccola borghesia locale, all'impegno del quale si devono, probabilmente alcuni curiosi edifici, nonostante tutto divertenti nel panorama della città.
Altro piccolo particolare, Ferrara è letteramente pieno di chiese, una ogni cinquanta metri o giù di lì, delle quali molte inevitabilmente chiuse.
Ma Ferrara è stata anche la sede di uno dei maggiori ghetti ebraici d'Italia e ha tuttora un piccolo cimitero ebraico. Sospetto sia piccolo – come altri cimiteri visti in Germania — essenzialmente perché molti degli ebrei cittadini non sono morti qui
Molti i vicoli, una visione strana per un torinese sia pure di adozione come il sottoscritto. Inevitabile fotografarli, nonostante la presenza di mia moglie:
Immancabile l'Ariosto, con regolamentare corona d'alloro, effigiato nel bel mezzo di Piazza Ariostea:
È fatta di una strana sostanza, Ferrara, qualcosa che dà la sensazione di esserci stato ma forse soltanto di averla sognata.
�«Manca il castello» potrà commentare qualcuno e io lo accontento così:
Questo è il plastico del castello, ospitato inevitabilmente dentro il Castello insieme a una mostra spettacolare sugli Estensi. E questa ve la risparmio
Comunque una città davvero unica, Ferrara, che mi ha lasciato un ricordo incancellabile. Oltretutto l'ho girata con chi, se non altro per motivi di paternità, la viveva come una seconda patria perduta.
Diciamo che non è affatto detto che non ci ritorni.